Femminile Plurale

 

Il tempo delle donne


Eccoci di nuovo ad agosto, il ritmo frenetico dell'anno passato rallenta per qualche settimana, le città si svuotano e molti partono alla ricerca di luoghi tranquilli dove tornare in contatto con la natura e con se stessi.
Sempre più persone avvertono la necessità di tornare a ritmi di vita più umani e le vacanze sembrano essere l'ultima chance per chi non è riuscito a ritagliarsi del tempo per sé durante l'anno.
E sempre più sono le donne a rientrare a pieno titolo nella categoria degli “stressati in cerca di un'oasi di pace lontano dalla frenesia quotidiana.” Le donne prese dai mille impegni, le donne che si dividono tra lavoro e famiglia normalmente con molta più ansia e fatica degli uomini, le donne che non sono più disposte a ruoli subalterni nella società e che per questo pagano un prezzo doppio, le donne che sono pagate meno per un lavoro di uguale valore e che spesso devono essere brave il doppio per essere accettate in luoghi tradizionalmente maschili.
Ma questa storia la conosciamo già. Quello che non vediamo invece, e che le donne stesse spesso non si riconoscono, è la loro capacità di vivere il tempo, anche il nostro tempo così frenetico, in modo diverso, vale a dire in armonia con i propri cicli.
Niente di esoterico, si tratta semplicemente di permettere a se stesse di ascoltare i ritmi e i cicli del proprio corpo, dove ogni giorno non è uguale all'altro, dove c'è un tempo per sostare, per proteggersi e prendersi cura della propria fragilità e un tempo per uscire, per agire e dare senza risparmiarsi.
Si narra che in tempi antichi le donne durante le mestruazioni fossero allontanate dal villaggio perchè ritenute impure, eppure pare che questa usanza discriminatoria affondi le radici in una tradizione più lontana nel tempo in cui alle donne veniva riconosciuta, in quel periodo particolare del proprio ciclo, una sensibilità particolare, addirittura una capacità di entrare in stati di trance, e avere capacità divinatorie.
Per questo veniva sollevata dalle incombenze domestiche quotidiane e poteva permettersi di vivere appieno quel momento come un momento sacro, in cui si onora il passaggio di una forza che ti attraversa. Per questo, e ovviamente per il mistero della maternità, alle donne veniva spesso riconosciuto un ruolo speciale nei riti religiosi, quali detentrici di una sorta di spiritualità naturale.
Di tutto questo poca traccia è rimasta ai giorni nostri, dove al contrario la cosiddetta instabilità emotiva delle donne, dovuta al loro ciclo mestruale, è stata nel passato (anche recente) considerata motivo sufficiente per prevederne l'esclusione da certe professioni, quali ad esempio la magistratura e la chirurgia, dove – si diceva – non poteva esserci spazio per la volubilità femminile.
Non stupisce, quindi, che le donne abbiano cercato di emanciparsi da quello che viene sentito come un impaccio, un limite da superare e spesso anche una fonte di dolore. E bene hanno fatto, abbiamo fatto, a mostrare che possiamo fare tutto ugualmente, che non siamo soggetti deboli o di serie B, perchè questo è quello che la società patriarcale ci impone di dimostrare. Oggi però è tempo di recuperare quella capacità di onorare il proprio corpo e i propri cicli, rispettandone i tempi e tornando ad apprendere quanto possano essere fonte di potere e non di debolezza. C'è un'attenzione crescente su questo da parte delle medicine alternative, dalle varie discipline che lavorano sulla consapevolezza di sé, dai vari filoni della riflessione sul cosiddetto pensiero della differenza. C'è soprattutto l'esperienza di molte donne che spesso a causa del dolore che le costringe a fermarsi, riscoprono un rapporto più intimo con il proprio corpo che diventa poi frutto di creatività e potere.
Certo in questa riflessione c'è un rischio, quello di tornare ad essere viste come persone deboli, non all'altezza degli uomini, o al contrario che questo appello venga letto come un'ammissione (finalmente!) che le donne devono tornare a ruoli più femminili. In una società in cui l'uomo rimane ancora la norma dominante il rischio di essere fraintesi c'è e in molti casi converrà ancora che una donna dica che resta un giorno a casa dal lavoro perchè ha il mal di gola, piuttosto che le mestruazioni.
Ma questi sono tempi misti, in cui visioni regressive scorrono parallele a nuove concezioni del mondo senza magari incontrarsi mai. Per questo vale la pena che le donne che hanno intuito il loro potere creativo provino a tracciare una strada nuova dove il tempo non sia solo quello lineare del progresso, che del resto ha già mostrato i suoi limiti, ma anche quello ciclico in cui si impara dal proprio corpo a rispettare prima il mistero e poi ad agire, in cui non si deve aspettare un'altra estate per tornare a fermarsi e ascoltare.
Erika Bernacchi