Femminile Plurale
Più potere alle donne
(lo chiede il Dalai Lama)
Il Dalai Lama richiamando l'attenzione sulla centralità dei valori umani, ha affermato che vorrebbe vedere più donne in posizioni chiavi nella società. Non ha genericamente elogiato le donne per le loro capacità, non ha detto che il ruolo femminile deve essere promosso, è andato dritto al cuore del problema. Ha chiesto più potere per le donne. Certo lo ha fatto dal suo punto di vista, argomentando che le donne sono più capaci di essere vicine alla sofferenza umana e per questo maggiormente in grado di promuovere i valori umani. Ma ciò che è interessante è che il suo ragionamento non l'ha portato a esaltare genericamente il ruolo compassionevole delle donne, la loro capacità di cura, bensì a fare di queste caratteristiche la base per reclamare spazi di guida nella comunità e non solo in quella laica, ma anche in quella religiosa.
Qualche tempo fa, infatti, e questo si fece notizia, il Dalai Lama dichiarò che la prossima guida politica e spirituale del Tibet, dal momento che sarebbe stata in esilio, sarebbe potuto essere indiana, europea, africana e persino una donna, spiegando che non esiste alcun motivo cogente per cui la prossima guida del Tibet non possa essere di sesso femminile.
Ma il cambiamento non è riservato solo al futuro, già oggi il Dalai Lama ha chiesto anche per le monache"l'ordinazione completa" cioè l'assoluta parificazione all'interno dei monasteri. Anche se nei secoli il"lignaggio", vale a dire il passaggio dell'insegnamento da maestro a discepolo, prevalente è stato quello maschile, nell'India di 2.500 anni fa, il Buddha Sakyamuni aveva stabilito che la pratica buddista dovesse essere accessibile a tutti, e che tutti, maschi e femmine, avevano le stesse possibilità di raggiungere l'illuminazione.
Credo che la possibilità per le donne di ricoprire il ruolo di guida spirituale nelle varie religioni non sia senza conseguenze neanche nell'organizzazione sociale delle nostre società laiche.
Nel nostro immaginario il leader spirituale, il prete, il rabbino, il sacerdote, l'imam rimangono figure maschili.
Nonostante alcune confessioni religiose abbiano aperto il sacerdozio alle donne, queste sono numericamente minoritarie.
E se nel nostro immaginario una donna non può essere leader spirituale, molto probabilmente non può neanche essere leader di una nazione o di un'azienda a prescindere che si sia credenti o meno.
E' interessante notare che in alcuni paesi scandinavi lo Stato sia giunto fino a richiedere alle confessioni protestanti di ammettere le donne al sacerdozio sulla base della tutela del principio dell'eguaglianza di diritti tra uomo e donna. Si potrebbe disquisire a lungo sul diritto di ingerenza dello Stato nelle confessioni religiose, ma quello che è certo è che se uno Stato ha deciso di spingersi fino a questo punto significa che ritiene che ciò che succede nell'ambito religioso abbia un'influenza diretta sull'organizzazione sociale. E come non potrebbe essere così dal momento che la nostra concezione del divino attiene alla sfera delle convinzioni più profonde, personali ed intime.
Per questo la richiesta del Dalai Lama che le donne abbiano più potere nella società appare sincera, perchè consegue ad una richiesta di parificazione nell'ambito spirituale.
Purtroppo qualcosa di molto diverso si verifica nell'ambito della religione cattolica dove non solo l'accostamento delle parole Papa e donna non è neanche ipotizzabile, ma anche il sacerdozio femminile è"fuori questione", come ha affermato Ratzinger.
Eppure anche in questo caso, molti studi hanno messo in evidenza la presenza di donne tra i discepoli di Gesù e il loro ruolo fondamentale nella costruzione delle prime comunità cristiane.
Temiamo che il percorso nell'ambito della religione cattolica sia ancora lungo, ma alla vigilia dell'18 marzo le parole del Dalai Lama ci sembrano di buon auspicio per tutti, Buddisti o Cattolici, credenti o non credenti.
Erika Bernacchi