Femminile Plurale
Il passo (lento) della cicogna
Nel film “Harry ti presento Sally” la protagonista piange, si lamenta di non avere un uomo, dice che sta invecchiando e che di lì a breve non potrà avere figli, mentre gli uomini possono continuare a riprodursi per molti anni ancora. “Pensa a Charlie Chaplin”, dice lei singhiozzando, “ha avuto l'ultimo figlio a 72 anni….”
“Sì,” risponde Harry, “ma non riusciva a tenerlo in braccio”.
Mia madre era figlia di una quarantacinquenne, ha avuto me a trentacinque anni, io mia figlia a venticinque. Grazie al cielo mia figlia ha interrotto questo vortice regredente di dieci anni in dieci e non ha avuto bimbi a quindici anni.
Qual è l'età giusta per avere figli? Un tempo il corpo, poneva limiti certi, adesso le scienze mediche han fatto passi da gigante e quindi donne che in altre epoche avrebbero potuto fare solo le nonne o le prozie, adesso possono avere il bene di una maternità.
Cosa c'è di sbagliato o di giusto in tutto ciò?
Francamente nulla in nessun caso.
Fare un figlio non è né giusto, né sbagliato. Dovrebbe essere frutto di una scelta consapevole, una vita ha bisogno di tutto e tutto bisogna darle.
Trovo che la polemica nata da una circostanza pretestuosa, la possibile gravidanza di una rock star ultra cinquantenne, sia una polemica sessista. Nessuno avrebbe da dire se fosse un maschio di oltre cinquanta anni ad aspettare un bimbo. Il problema rimane, comunque e sempre, l'idea che si possa dire qualcosa su come le donne gestiscono il proprio corpo, la propria sessualità, la propria vita in senso lato.
Mi si dirà che ciò che ci sta a cuore è il nascituro, che l'attesa di vita della mamma, statisticamente minore rispetto a quella di una puerpera meno in età, potrebbe essere un problema. La madre potrebbe morire quando il bimbo non fosse ancora grande.
Potrebbe essere. Non è detto però.
Le donne un tempo cominciavano a fare figli da giovani, ma non usando metodi anticoncezionali, proseguivano senza tregua. Priamo piange davanti ad Achille i suoi cinquanta figli, molti dei quali morti in battaglia e specifica che una moglie gliene ha fatti ben diciannove! Per quanto presto avesse cominciato la signora, l'ultimo figlio l'avrà avuto di certo non più giovanissima.
Forse questa diatriba è frutto di un certo perbenismo: ci sono cose che si fanno e cose che non si fanno.
E un figlio a cinquantaquattro anni non si fa.
Perché è finito il tempo del divertimento, del gioco, del progetto. Perché siamo quasi in pensione, perché la vita è quasi finita. Invece no, le donne, dopo i quaranta e anche ai cinquanta, oggi si riprogettano, cambiano lavoro, partner, e addirittura, se vogliono, fanno figli.
In tutto questo brilla per assenza la figura maschile. La polemica, o la discussione se vogliamo, è tutta al femminile.
Si contesta che queste maternità tardive sono uno stress per il corpo delle donne, un intervento oltre natura.
Utile riandare a vedere il documentario “Il corpo delle donne “ di Lorella Zanardo. Lì sì che i corpi delle donne sono violati, lì sì che si va contro natura, lì sì che si snatura la vita.
Quello che si rileva in questi ultimi anni è un inquietante guardarsi indietro, un mettere in discussione conquiste – ché di conquiste si tratta – che si erano ottenute nel tempo. L'attacco reiterato alla applicazione della legge sull'aborto, sia nella forma di richieste di modifica (peggiorativa) della legge, sia nella forma di creare impedimenti e procedure che rendano sempre più difficile accedere a questo intervento (ad esempio l'iter proposto dal governatore del Lazio, signora Polverini, con operatori del Movimento per la Vita all'interno dei consultori e colloqui obbligatori delle donne che vorrebbero accedere alla interruzione di gravidanza con lo scopo dichiarato di indurle a non abortire; la pratica ormai endemica come una malattia stagionale dell'obiezione di coscienza dei medici ginecologi, diventati di colpo tutti devoti, obiezione che pesa, questa sì, sul corpo delle donne e sulle loro vite e su quelle dei nascituri), questo attacco non può essere guardato in maniera scollegata a questa seppur marginale domanda sulla legittimità/opportunità di fare un figlio in età avanzata.
Altra discussione aperta sulla possibilità di fare o no figli è riservata alle famiglie con genitori omosessuali.
Che una coppia di donne o di uomini senta il desiderio, umano e quindi non di genere, di avere un figlio, ancora oggi in Italia è oggetto di discussione. Le famiglie omogenitoriali hanno dovuto riunirsi in un'associazione “le famiglie arcobaleno”, chiedendo per i propri figli gli stessi diritti degli altri bambini, chiedendo per sé gli stessi diritti degli altri genitori. E sono ben lontani dall'aver ottenuto qualcosa.
Anche qui la questione è: con quale diritto ci si può arrogare il diritto di stabilire quel che è giusto o sbagliato, etico o immorale? Di stabilirlo per altri?
Ancora una volta ci si mette a discutere di problemi che “fanno notizia” ma che non sono il nucleo della questione.
Il nucleo della questione è: come vengono trattati i bambini nel nostro Paese? Come accogliamo i bimbi dei migranti? Cosa sta facendo il governo per l'istruzione dei nostri figli? E ancora: questi bimbi, nati o in fieri, che a parole sono tanto preziosi hanno a disposizione nidi, mamme che non temono di perdere il posto avendoli, sanità, un'aria pulita da respirare….?
Facendo finta di preoccuparci della sorte di un bimbo nato da una attempata – ma pimpantissima – rockstar, noi in realtà storniamo l'attenzione dai mille quesiti di giustizia e civiltà che dovrebbero animare il nostro pensiero sulle generazioni a venire.
Silvia Cutaia