Femminile Plurale

 

HOMELESS


Il treno riposava in stand by nella stazione, pochi passeggeri in un monotono salire e scendere.
Lei si è accomodata: ha creduto di trovare in quel vagone vuoto il giaciglio ideale dove nascondersi a leccare le sue ferite. Poi sei salito tu, homeless, e ti sei seduto vicino a lei: la tua coperta puzzava di solitudine, l'azzurro dei tuoi occhi era un cielo stanco.
“Sono consapevole dell'odore che porto addosso: da giorni non mi lavo”.
Così ti sei presentato a lei. Le hai mostrato la tua lordura. Eri privo di vergogna. Poi hai sorriso, hai riso guardandola. La tua lucidità è un'altalena Sei talmente sano e talmente folle che l'hai spaventata. Per un attimo ha pensato di cambiare vagone, di allontanarsi da te, dalla tua disperata realtà.
Ma i suoi occhi scuri e il tuo cielo stanco si erano già riconosciuti, si erano aggrappati gli uni agli altri e l'odore del tuo corpo era già rotolato sopra il suo: la merda e la fragranza.
Nessuna paura è stata più forte dell'empatia: lei si è riempita di te, mentre le tue parole graffiavano l'aria consumata di quel vagone vuoto.
Tu e lei. Mentre vi cullava il treno.
Le hai detto: “Non so più dove sono”.
Ti ha risposto: “Neanch'io”.
Le hai detto: “Non vado a destra, né a sinistra.....Mi trovo sempre qui...” e indicavi il mezzo di un niente. Lei sapeva già che era quel mezzo tiepido vomitato da Dio. Ti ha risposto: “ Anch'io sto lì”.
Le hai chiesto: “Perchè sono tutti cattivi?”
Ti ha risposto: “Non tutti sono cattivi”. Ma mentiva a se stessa.
Tante parole e domande. Tanti sorrisi e risa.
Da quali profondità arrivano le tue parole? Da quali stanze manchi? Da quanto tempo occupi i marciapiedi?
Una pietas viscerale ha scaldato il corpo di lei, tutto; è cresciuta con affanno, in un formicolio di pensieri e carne, poi si è sciolta, ed è stato orgasmo di lacrime.
Ha pianto per te, per quel cielo triste dei tuoi occhi, per la tua coperta, per il tuo odore, ha pianto per le tue sporche mani e la tua barba incolta. E poi ha pianto per sé, per i suoi vestiti firmati, per il suo profumo, per le sue mani curate, per i suoi capelli pettinati.
Voleva dirti che era sporca come te, perchè quella merda addosso ce l'aveva anche lei. Voleva dirti che era sola come lo sei tu, che il tuo cielo azzurro triste e la sua notte scura senza stelle erano occhi spenti per entrambi.
Ma tu sei coraggioso e lei è codarda.
Tu ridi e lei ha ancora voglia di te homeless, ma il tempo vi ruba al tempo e per lei è già ora di scendere.
La tua incertezza a stringere la sua mano la disorienta.
Solo allora la sua anima cede a tenera audacia: “ Non aver timore, sono sporca quanto te. Sei pulito come me. Sono come te. Sono te. Sono Homeless anch'io.”
Così lei ha violentato la tua esitazione e ha stretto forte le tue dita. Il palmo della sua mano ha raccolto tutta la tua vita e se l'è messa dentro.
E adesso ve ne state così, in silenzio, vicini. E ogni tanto vi annusate e vi riconoscete all'istante perchè l'odore del letame non si dissolve facilmente.
E ogni tanto vi toccate e il tuo sorriso e il suo diventano una verità sola: “ “Non tutti sono cattivi. Non tutti sono cattivi”.
Adesso sei suo. Sei la sua verità. Sei la sua realtà.
Sei l'agonia che la spezza, la serenità che la fortifica, la disperazione che la distrugge, il riso che la allieta, l'odore che la distingue, il niente che la annienta.
Sei l'uomo che ha trovato, che ha amato, che ha perduto sui binari della vita.
E' scesa, e mentre il treno ripartiva,ha guardato il vetro cercando un volto, un ombra: il fantasma di te.
Poi finalmente ha parlato: “ Arrivederci dignitoso uomo, oggi mi hai permesso di amarti rendendomi la più felice tra gli homeless ”.
Si è voltata.
Ha camminato.
Il suono dei suoi tacchi come il battito del cuore.
Tamara