Femminile Plurale
ETERNE CENERENTOLE
11 marzo 2011 esce un'agenzia: Giulia Cosenza, già parlamentare PdL, passata a Futuro e Libertà, lascia il neonato partito per “motivi personali”.
La stampa ci rende edotti dei “motivi personali”: la onorevole ha lasciato i futuristi per ragioni di cuore, non se la sentiva più di rimanere nello stesso partito del suo fidanzato, dell'uomo con il quale aveva avuto una relazione sentimentale e che aveva deciso di tornare in famiglia.
La notizia su Giulia Cosenza, in questa stagione di fughe da partiti, poi ritorni per motivi non esattamente di alta politica e idealità - un articolo dell'Espresso è dedicato a “Gli onorevoli voltagabbana”- non dovrebbe scandalizzare, invece devo ammettere che io la trovo una notizia gravissima.
Gravissima perché molto probabilmente questo è solo uno specchietto per le allodole per dare una motivazione per rientrare nel partito di Berlusconi dove le proposte economiche e di potere saranno certamente più allettanti di quelle finiane.
Ma gravissima, secondo me, è la scelta della motivazione in sé.
I motivi personali sono le ragioni del cuore.
In un Paese dove la rappresentanza istituzionale delle donne è bassissima, dove le ministre e le sottosegretarie son tutte in odor di dovere le proprie nomine ad altri meriti che politici, in cui la dirigenza pubblica è praticamente un orto grasso maschile, una deputata, giovane, moderna, una rappresentante di tante donne italiane, non riesce a pensare una scusa, o ragione, migliore per un gesto di questa portata che appellarsi a ragioni sentimentali.
Questo significa che nell'immaginario e nel sentire collettivo le donne sono ancora gli angeli del focolare, che le donne trovano la propria realizzazione ancora primariamente nei sentimenti.
Se questa motivazione fosse finta sarebbe molto grave, se fosse vera sarebbe ancora più grave.
Le donne si pensano nel ghetto dei sentimenti, continuano a volare basso, a non porsi mai come soggetti politici, ma sempre e solo come compagne di qualcuno, di un qualcuno che, nel bene o nel male, ne determina le scelte.
Solo che un deputato dello stato deve – dovrebbe almeno – dar conto ai propri elettori e ai cittadini tutti del proprio operato, dei propri atti e delle proprie scelte.
Che elettori, che cittadini pensano di aver davanti?
Probabilmente delle Cenerentole che sperano di trovare un principe azzurro – ahinoi… quanto azzurro! – che dia loro un posto, una sistemazione, e una ragione di vita.
Ma quale uomo, troncando una relazione, lascerebbe un posto di lavoro per non dover soffrire a vedere tutti i giorni la propria ex alle riunioni?
Perché le donne si pensano sempre, e si presentano sempre così subalterne, così secondarie a un maschio?
Si rende conto la nostra onorevole Giulia Cosenza di quanto “vecchia” sia la sua motivazione, di quanto disprezzo, avvilimento, non considerazione c'è verso tutte quelle donne che hanno lottato perché a lei, a Giulia Cosenza, fosse possibile sedere nel nostro Parlamento?
Si rende conto che lei in quel Parlamento dovrebbe lavorare per il bene del Paese e non scaldare il posto per vedere durante le riunioni delle varie Commissioni o nelle discussioni in aula, l'”Amato Bene”?
Sempre l'11 di marzo in Giappone cominciava l'Apocalisse.
E' tempo che tutte le Giulie Cosenza comincino a guardare oltre il proprio, minuscolo, ombelico.
Silvia Cutaia