Femminile Plurale

 

Il testamento biologico adesso


Fine d'anno.
L'assessore Majorino ha riunito esperti e consiglieri comunali per parlare di Testamento biologico, anzi: di dichiarazione anticipata di volontà rispetto le cure sanitarie di fine vita.
E' presente Beppino Englaro che con una lucidità adamantina ripercorre in pochi tratti il calvario durato 15 anni. Non si sofferma sui dati del suo percorso personale, ma sul cambiamento di clima culturale che oggi permette di ragionare laicamente di questo tema.
Ma non dà questo argomento per assodato, ricorda che alla Camera è sempre pronto un disegno di legge che si propone di imporre “il sondino di Stato”, ovvero una legge che permetterebbe ai medici, anche di fronte a una esplicita dichiarazione dei pazienti di non accettare cure mediche nelle fasi terminali della vita, di non tenerne conto, semplicemente redigendo una motivazione scritta.
Interviene anche Anita Sonego, consigliere comunale e presidente della commissione Pari opportunità che riallaccia l'ostilità contro il testamento biologico a quella sempre viva e serpeggiante di coloro che vedono nelle libertà dei singoli una minaccia per il vivere comune.
Porta la sua testimonianza il rappresentante del consiglio notarile di Milano dott. Rovenda: racconta come loro svolgano una funzione di “sportello” per i cittadini, e che non sia possibile non rendersi conto che negli ultimi anni molte sono le persone che si rivolgono ai notai anche per parlare delle volontà sul fine vita. Molti notai accettano di custodire i testamenti biologici dei propri clienti. Rovenda sottolinea come la “politica” sia indietro rispetto alle istanze dei cittadini.
L'avvocato Massimo Clara evidenzia come l'istituzione del registro dei Testamenti biologici da parte del Comune serva a soddisfare due condizioni per la validità di questi:
1) la certezza della provenienza,
2) la chiarezza delle disposizioni. Nell'assenza di legislazione su questa materia, la cosa che sta accadendo è che chi perde la coscienza, perde, con questa, i propri diritti.
Non mancano parole dissonanti su questo tema: prende la parola il presidente del movimento della vita ambrosiano che si dice contrario perché il singolo individuo non ha le competenze mediche per decidere cosa sia giusto e cosa sbagliato, o meglio cosa inutile e cosa efficace nelle cure. E aggiunge che l'unica persona che potrebbe intervenire nel momento decisionale dovrebbe essere il medico curante che conosce il malato, la sua storia personale.
Chi, come me, ha raccolto le firme dei cittadini su questo progetto, non può non raccontare come i mesi dei banchetti per strada siano stati sì entusiasmanti per la risposta delle persone, ma anche provanti dal punto di vista emotivo: dietro ogni firma c'è stato un dialogo personale, abbiamo ascoltato racconti di donne –
soprattutto le donne si occupano di malati, di congiunti, di persone amate che nella malattia han perduto, o rischiano di perdere, la dignità, il decoro – e di uomini che vogliono poter decidere di sé, in coscienza, fino alla fine.
Quella di oggi è stata la prima riunione di Commissione per parlare di questo argomento, ma la speranza dell'assessore Majorino e di tutti noi è che il 2013 veda l'adozione di questo registro da parte del Comune di Milano e che questo tema diventi urgente anche per il legislatore.
Silvia Cutaia