Il Fatto del Mese

 

Cuccù, l’arancia non c’è più (e nemmeno l’erba)


Una notizia minuscola, anzi due. Scovate nelle pagine interne di qualche giornale. Con risvolti notevoli, in entrambi i casi.
La prima: un emendamento proposto dal PD per portare il succo di arancia dal 12 al 20 per cento nelle bibite denominate (leggi: spacciate per ) “aranciata” è stato bocciato dalla Commissione Politiche Europee del Senato.
La seconda: il Parlamento ha approvato una depenalizzazione per i produttori di cannabis per uso farmaceutico: se violano le regole di produzione, dovranno solo pagare una multa.
Fonte al contrario: “Il Giornale”. Perché “fonte al contrario”? Perché titola in prima pagina (!) sui coltivatori di marijuana che non vanno più in galera, falsissimo (verrebbe da rispondere: magari fosse vero). E perché nelle pagine interne fa scrivere un articolo piuttosto corposo (ma pieno di nulla) che difende la scelta della Commissione di bocciare l’aumento del succo di arancia nell’aranciata, voluta, secondo l’eccentrico cronista, da imprecisate “lobbies” nazionali (immaginiamo si riferisse ai potentissimi coltivatori siciliani, che si sa, fanno il bello e cattivo tempo sul mercato alimentare; mica quei poveracci della Nestlè, o dell’Unilever, o dell’Auchan).
Ora, è chiaro che se leggete queste righe è difficile che siate lettori del “Giornale”, che comunque, ripetiamo, svolge egregiamente la sua funzione di informazione alla rovescia.
Perché gli altri, i grandi quotidiani, per lo più queste notizie le occultano.
Entrando nel merito: la proposta targata PD di un aumento della percentuale di succo di arancia nell’aranciata, approvata nella Commissione Agricoltura e bocciata (anche coi voti PD) nell’altra Commissione, avrebbe avuto un consenso da “ola”: non c’è quasi italiano che non abbia sempre avuto perplessità su una percentuale così bassa nelle bibite chiamate “aranciata”.
Il consumatore avrebbe un prodotto molto più sano e di migliore qualità; i produttori, a partire dagli agricoltori siciliani, ne avrebbero un grande vantaggio, visto che già da anni sono strozzati dalle grandi multinazionali del settore agroalimentare e della produzione, quelle che dominano a Bruxelles e dintorni.
Infatti la motivazione della Commissione Politiche Europee per la bocciatura del provvedimento era tutta basata sulla preoccupazione di non incorrere in una infrazione (l’ennesima) delle leggi comunitarie (l’Unione Europea ha recentemente ribadito che il 12 per cento di succo di arancia basta e avanza; le grandi compagnie, a partire dall’americana Coca Cola, ringraziano)..
Spulciando nel sito del Senato, e cercando invano di ricostruire con precisione la votazione, salta fuori una proposta di legge identica presentata da due senatori missini già nel 1968 (!) . Corsi e ricorsi. Comunque a bocciare la sacrosanta proposta pare sia stata la solita maggioranza trasversale PD-PDL, destra-sinistra (poi si lamentano delle accuse di Beppe Grillo).
E torniamo alla cannabis, che davvero verrebbe tanta voglia di prendersi una pausa relax dall’Italia, senza dover andare in Uruguay (quando si dice un paese avanzato).
Dopo la sentenza della Corte Costituzionale, che ha stabilito, con incredibile acutezza e profondità di giudizio, che la cannabis non può essere equiparata all’eroina, dichiarando perciò incostituzionale la mitica legge Fini-Giovanardi, si comincia a girellare intorno al tema della legalizzazione.
Ecco un bell’argomento per tornare a dividersi, fra progressisti e reazionari, fra innovatori paraculi alla Renzi e innovatori veri (si fa per dire; il referendum sul tema delle droghe leggere era già stato vinto a furor di popolo nel 1993, cioè 21 anni fa; oddio, se il succo d’arancia al 20 per cento aspetta dal 1968, ci possiamo ancora considerare rivoluzionari).
Forse prima della fine della legislatura, nel 2018, ci arriveremo, a voler essere sognatori.
Nel frattempo, in ogni caso, è stato abolito il reato di clandestinità. Quasi sottovoce, comunque, per non disturbare troppo “i moderati”. Il razzismo, la xenofobia e il cinismo (tipo: “affondate i barconi”) infatti si possono sbandierare, a casa, a scuola, in Parlamento e in TV. Ma difendere i diritti umani, a quanto pare, non porta voti , quindi anche l’abolizione di un provvedimento ingiusto, vergognoso, non va sottolineata con troppa enfasi: queste cose le può dire il papa, ma un politico deve essere realista, ne va del consenso.
Forse oggi è ancora così; domani ce ne ricorderemo, anzi se ne ricorderanno i nuovi elettori, i nuovi italiani di origine africana, asiatica, sudamericana. Proprio come gli asiatici, i latini e gli afroamericani con i repubblicani (opposti ai democratici) negli Stati Uniti, chiedetelo a Romney, e a Obama.
Cesare Sangalli