Il Fatto del Mese

 

Com’è buona la Nutella (magari senza olio di palma)


Notizia piccola piccola,, apparentemente “dolce”: la Nutella compie 50 anni, e viene giustamente celebrata come prodotto italiano di grande successo, autentico simbolo del gusto, che ha accompagnato la vita di un paio di generazioni, a partire dai “baby boomers” nati negli anni Sessanta.
“Famiglia Cristiana” dedica alla crema al cioccolato più famosa del mondo un intero servizio, con tanto di richiamo in copertina. Poi però, Antonello Caporale, sul “Fatto Quotidiano” , parlando della ristrutturazione di uno degli stabilimenti della Ferrero, quello di Sant’Angelo dei Lombardi ( in provincia di Avellino), va a toccare un tabù sugli ingredienti della Nutella: quello che riguarda l’utilizzo dell’olio di palma.
Non è tanto il fatto che si vorrebbe costruire un impianto a biocombustibili non lontano dallo fabbrica della Nutella, per quanto la cosa sollevi non poche perplessità. E’ che l’olio di palma è uno dei prodotti simbolo della globalizzazione che fa male un po’ a tutti, meno che alle multinazionali e ai loro azionisti.
L’olio di palma è un prodotto di scarsa o nessuna qualità alimentare. Serve poco a chi lo produce (i paesi del Sud del mondo), essendo destinato quasi tutto al consumo industriale dei paesi ricchi. L’industria alimentare ne fa infatti incetta, e l’olio di palma finisce un po’ in tutti i prodotti, anche quelli considerati tipici, come i tarallini pugliesi: il prezzo molto basso disincentiva o deprime la produzione di olio di oliva (vedi notizia analoga sul succo d’arancia),a scapito degli agricoltori italiani e del Mediterraneo.
Nella preparazione della Nutella è impiegato in modo massiccio. C’è un video francese impressionante che circola sul web: un barattolo di Nutella lasciato al sole sul cruscotto di un’auto, dopo alcune ore, fa salire a galla tutto l’olio di palma, che riempie un intero bicchiere da tavola.
Si può dire che un quarto di Nutella è olio di palma. L’ufficio stampa della Ferrero sostiene che è un prodotto “inodore e insapore”, perfetto per esaltare il gusto della crema al cioccolato.
Dimenticano però di aggiungere che quello è olio trattato, perché – chi scrive lo ha visto di persona – l’olio di palma allo stato grezzo, di colore arancione scuro, ha un odore tremendo. Però almeno ha un po’ di vitamine, mentre trattato diventa del tutto simile al grasso animale,e tende a solidificare (è come la sugna, in pratica).
Quindi l’olio di palma fa male al consumatore, è di pessima qualità, è autentico veleno rispetto all’olio di oliva, e perfino all’olio di sansa, quello che si ottiene dagli scarti di produzione.
Ora, che la Nutella è buona, ma non fa bene l’abbiamo sempre saputo. Di tanti altri prodotti lo sappiamo meno.
Ma l’aspetto peggiore è che le piantagioni di palma da olio divorano le foreste. In
Indonesia, in Malesia, in Papua Nuova Guinea (questi ultimi due paesi sono i fornitori della Ferrero, secondo quanto dichiarato dalla stessa casa dolciaria piemontese) , in Sudamerica, in Africa.
E per prendersi la foresta, si mandano via o si stringono d’assedio le popolazioni indigene che di foresta vivono. Ad “altrevoci” venne segnalato dall’etnia Secoya, in Ecuador . E di recente, la presidente della Liberia, Ellen Johnson Sirleaf , ha dichiarato che bloccherà un’impresa inglese esportatrice di olio di palma, proprio per tutelare le etnie locali, che continuavano a subire violenze, maltrattamenti e intimidazioni dal personale della multinazionale. Se poi si guarda il caso della Colombia, nella regione del Chocò, per esempio, la conquista della terra da destinare alle piantagioni di palma africana è stata spesso ottenuta con il terrore, con una guerra efferata condotta dai paramilitari, a partire dalle famigerate AUC.
I responsabili sono sempre gli stessi, i grandi gruppi mondiali dell’agroalimentare. In confronto a loro, Ferrero è un angelo.
Ora, la Commissione Europea sta perfezionando un trattato di libero scambio con gli Stati Uniti, chiamato TTIP o più giustamente Grande mercato transatlantico, che è una specie di via libera alle multinazionali di qua e di là dall’oceano.
Essendo un tema importante e divisivo è stato completamente occultato. In sintesi, le destre democristiane (i Popolari) di Juncker sono a favore, i socialisti di Schulz pure ma un po’ meno (come da prassi degli ultimi anni), contrari solo gli ambientalisti (Verdi) di Ska Keller e Josè Bové, e la Sinistra Europea di Alexis Tsipras. Diciamo che da un consiglio per gli acquisti siamo passati ad un consiglio elettorale. Quello che sembra assolutamente probabile è che l’Unione Europea non resterà per molto tempo ancora uguale a quella che abbiamo conosciuto.
Cesare Sangalli