Il Fatto del Mese
Clini, ti ricordi il Kenya?
(ovvero: come gestire un Ambiente di m….)
Certe cose si dovrebbero sapere prima. Magari al momento della nomina a ministro (16 novembre 2011), ai tempi dell’illustrissimo governo Monti. Il governo delle eccellenze, quello della “grande considerazione in Europa”, quello della “sobrietà”, quello che doveva salvare l’Italia, quello che “dopo Monti, c’è solo Monti”.
Monti nomina un ministro dell’Ambiente, che, secondo Corrado Zumino (“Repubblica”), era “filonucleare, pro OGM, Sì Tav, favorevole al ponte di Messina e alle grandi navi a Venezia”.
Un bel biglietto da visita, non c’è che dire. Ma Monti non ha dovuto inventare niente: del ministero dell’Ambiente Clini è stato direttore generale dal 1991 al 2011. Un inamovibile, un intoccabile, uno che sembra l’ex capo della polizia De Gennaro, ma con una carriera ancora più lunga: quasi un quarto di secolo nella stanza dei bottoni. Clini ha iniziato con Craxi, Andreotti e Forlani e ha finito con Berlusconi e Monti (promosso a ministro).
Ora che è stato arrestato, c’è un elenco di accuse da far venire il mal di testa. Sintetizzando, emerge la figura di un tecnocrate esperto di progetti ambientali all’estero e di transazioni finanziarie a sostegno di quei progetti. Si va dalla Cina al Montenegro, passando per l’Iraq e il Kenya. Società di consulenza, megaprogetti, grandi appalti, operazioni opache nei paradisi fiscali (dalla Svizzera alle isolette caraibiche di Sua Maestà Britannica fino a una banca di Dubai). Le accuse: peculato, associazione per delinquere, corruzione, riciclaggio.
Clini, 67 anni, è un dirigente di lungo corso (socialista). “Allievo” di Gianni De Michelis (Venezia sembra in questi giorni la nuova Tangentopoli), Clini resiste a tutto, esce ogni volta immacolato da una serie di faccende sporche e puzzolenti, visto che si parla sempre di smaltimento rifiuti e sostanze tossiche. Chiamato come ministro a gestire il caso dell’Ilva, non sembra essere un interlocutore molto credibile, visto che Archinà, quello delle relazioni esterne della ditta dei Riva (vedi notizia su Vendola) lo considera “un nostro uomo”.
Ma la vicenda per certi aspetti più interessante riguarda una delle poche operazioni che non gli sono riuscite: l’operazione per la bonifica di Dondora, Nairobi, Kenya.
Perché per noi è la vicenda più interessante? Perché in questo caso la brillantissima carriera del massimo dirigente italiano in fatto di ambiente va ad incrociare il percorso di un prete missionario che ha scelto di vivere nella povertà: padre Alex Zanotelli, comboniano, fondatore di “Nigrizia” , rivista citata continuamente nella nostra newsletter e non solo.
I fatti rislagono al 2007. Dondora è una megadiscarica a ridosso di una delle più grandi baraccopoli di Nairobi: Korogocho. E’ lì che ha scelto di abitare padre Alex Zanotelli. Le autorità keniane vogliono bonificare la discarica, un’operazione da 30 milioni di euro. Clini si precipita in Kenya a Ferragosto per mettere in mani italiane l’appalto; lo studio di fattibilità viene affidato alla società Eurafrica, alla modica cifra di 721mila euro.
Padre Zanotelli sente puzza di bruciato e si attiva per sapere chi sono questi stimati tecnici.
Viene fuori che Eurafrica è una società fantasma, senza dipendenti, con capitale sociale di soli 10mila euro. In pratica, un indirizzo in quel di Napoli, cioè la casa di tale Tiziana Perroni, che è amministratore unico di Eurafrica, in quanto moglie di tale Bruno Calzia, avvocato. Ma il vero “uomo forte” è Renzo Bernardi, direttore generale, che di mestiere fa il commerciante di armi: in Kenya rappresenta Oto Melara, Beretta e anche grosse ditte internazionali come British Aerospace.
L’altro socio della ditta fantasma è Vittorio Travaglino, che traffica in Somalia con le insegne della “Somalia Fruits”, le solite banane sotto cui c’è ben altro, tanto che sarebbe stato lui il vero obiettivo dell’attentato alla giornalista Carmen Lasorella (attentato che costò la vita all’operatore TV Marcello Palmisano, 1995).
Padre Zanotelli riesce a far esplodere il caso (si fa per dire), almeno sulle pagine di “Nigrizia” e del “Corriere della Sera”, grazie all’inviato in Africa Massimo Alberizzi.
Fatto sta che l’allora ministro Pecorario Scanio blocca tutto prima di potersi ritrovare in un ginepraio. Clini, inviperito, querela il missionario comboniano,e ha la faccia tosta di metterlo fra “i benefattori di professione che vivono sulla miseria dei disperati”.
Sulla miseria dei disperati, in realtà, speculano fra i tanti proprio i socialisti di Craxi, della cui cordata Clini fa parte, che gestiscono per anni la cooperazione con la Somalia, a partire dal gigantesco “magna-magna” del Fondo Aiuti Italiano (FAI), denunciato già negli anni Ottanta.
Le responsabilità italiane nel verminaio di Mogadiscio e dintorni sono ben lungi dall’essere chiarite (e vediamo che diranno i dossier aperti sul caso Ilaria Alpi e altri segreti di stato).
I veleni prodotti in Italia vengono smaltiti in Africa da almeno 30 anni. I canali, guarda caso, spesso sono gli stessi del traffico di armi. Gli “amici” di Eurafrica di Corrado Clini erano sicuramente nel giro. Chissà cosa fanno oggi, a sette anni da quello scandalo subito sommerso nel silenzio.
Di sicuro sappiamo che padre Alex Zanotelli è ancora in prima linea contro le ingiustizie, mentre il suo “avversario” di allora, Corrado Clini, sta avendo ciò che merita.
Tutto è bene ciò che finisce bene, quindi? No, per niente. Perché certi curriculum non possono sfuggire a chi fa avanzare o tiene al comando certe persone: e la responsabilità politica ricade in primis su Mario Monti e su Giorgio Napolitano, che “impose” Monti e i suoi “tecnici” all’Italia, invece di andare al voto nel giro di pochi mesi come si doveva e poteva (e su questo sito lo abbiamo scritto prima, non dopo).
Chiudiamo allora con un'altra previsione di medio periodo: Re Giorgio, accettando di tornare al Quirinale, ha davvero fatto il passo più lungo della gamba. Poteva andarsene in pensione e farsi dimenticare: e invece verrà ricordato come l’ultimo presidente della Seconda Repubblica, cioè la peggiore Italia dal 1946 ad oggi.
Cesare Sangalli