Il Fatto del Mese

 

Guarda chi c’è, sul carro dei vincitori


Continua il momento magico di Matteo Renzi. Dopo lo strabiliante successo alle elezioni europee, c’è stato il bis alle comunali. Però l’indubbia avanzata del PD a livello locale è stata macchiata da qualche sconfitta qua e là.
I casi più emblematici dei “top” e dei “flop”, come si usa dire, sono quelli della Toscana, Firenze e Livorno.
Firenze non ha mai nascosto il suo atteggiamento “aristocratico”, proprio come Livorno va fiera della sua tradizione popolare o “plebea”. Firenze ha tributato una schiacciante vittoria al vice Renzi, Dario Nardella, mentre Livorno a sorpresa, e per punire il PD “renziano” o “democristiano”, ha fatto vincere al ballottaggio il candidato del M5S, Filippo Nogarin..
Il “fatto della settimana” riguarda le nomine della giunta fiorentina. Fra gli assessori, infatti, spicca il nome di Nicoletta Mantovani, la celeberrima vedova di “Big Luciano” Pavarotti, che ottiene la delega alle relazioni internazionali.
Ora, che Nicoletta Mantovani, 45 anni, abbia frequentato a lungo il mondo dorato delle celebrità mondiali non ci sono dubbi. Ma sulle sue reali competenze è lecito avere più di una perplessità. Soprattutto dopo la brutta storia della beneficenza ai bambini della Liberia. E’ una storia vecchia, d’accordo, ma è proprio la mancanza totale di umiltà, di trasparenza, di profondità mostrate nella vicenda dal neo assessore che la fa pesare ancora oggi.
I fatti. Nel 1998, il 63enne Pavarotti è al culmine della popolarità. A gestire il suo successo, soprattutto i concerti “Pavarotti and friends” destinati alla beneficenza, è una giovane manager del mondo dello spettacolo, la 29enne Nicoletta Mantovani, che da qualche anno è la sua compagna (per lei “Big Luciano” ha lasciato la moglie).
I proventi dello spettacolo tenuto a Modena, con il CD che vede molti grandi nomi della musica pop dell’epoca (da Stevie Wonder alle Spice Girls) vengono destinati
all’associazione inglese “War Child”, che si occupa di assistenza alle popolazioni colpite dalla guerra, in particolare di assistenza all’infanzia.
I soldi, quattro miliardi e mezzo di lire (2,3 milioni di euro), devono finanziare un progetto di recupero dei bambini soldato in Liberia.
La “charity” inglese spende e spande nelle consulenze, nei progetti di fattibilità, e in varie ed eventuali: dopo due anni, due terzi dell’enorme somma si sono volatilizzati, mentre l’associazione (che a quanto pare esiste ancora) viene accusata addirittura di corruzione internazionale.
A quel punto, il duo Pavarotti-Mantovani corre ai ripari, rompe il rapporto con War Child UK, e affida il rimanente (1,3 milioni di euro) alla filiale italiana, “War Child Italy”, che presto diventa “Music for peace”, una sorta di consorzio dove confluiscono l’editrice Marilena Ferrari, amica intima dei due, specialista in libri d’arte, che fra l’altro ha rilevato la prestigiosa ma squattrinata “Franco Maria Ricci” (FMR) , e il Monte dei Paschi di Siena, a cui evidentemente piacevano gli affari poco trasparenti.
Nel frattempo, è sparita un’altra bella fetta del fondo. Il rimanente, un po’ più di un milione di dollari, viene consegnato direttamente al governo del presidente-dittatore Charles Taylor, che verrà processato e condannato dal Tribunale Penale Internazionale per crimini di guerra (vedi www.globalwitness.it , “Il bandito e il campione”), anche per l’utilizzo sistematico di bambini-soldato.
Inutile dire che di tutto il progetto, in Liberia c’è solo un cartello col nome del villaggio per bambini che si doveva costruire, come mostra una desolata foto del settimanale “Diario della settimana” (2003). Anche “Report” si occupa della faccenda, qualche tempo dopo, e conferma tutto: i bambini liberiani non hanno visto niente, al di là del cartello.
Pavarotti e Mantovani reagiscono fra l’ingenuo e lo stizzito, minacciano querele, non ammettono alcun errore, sostenendo fra l’altro che all’epoca non era dato sapere chi fosse Taylor. In realtà, chiunque avesse una minima informazione internazionale, sapeva benissimo chi era Charles Taylor, dal momento che l’atroce guerra civile liberiana era iniziata alla fine del 1989, e che già nel 1997, al momento delle elezioni pilotate, Taylor era considerato il più forte dei signori della guerra.
Oltre tutto, altri scandali internazionali avevano fatto parlare del piccolo paese africano affacciato sull’Atlantico: quello enorme dei diamanti insanguinati (i “Blood diamonds” che hanno ispirato il film con Di Caprio); e quello , gravissimo, ma quasi occultato, delle violenze e dei traffici sessuali di alcuni operatori dell’Alto Commissario per i rifugiati (un sistema di prostituzione anche minorile, in cambio di cibo e medicinali).
Quando “Report”, nel finale dell’inchiesta, adombrò la possibilità che i soldi per aiutare i soldati bambini fossero finiti a comprare una partita di armi, Pavarotti e gentile compagna minacciarono querela a Milena Gabanelli, senza minimamente chiedere scusa alle migliaia di donatori beffati in modo grottesco. Questo accadeva più o meno dieci anni fa.
Com’è andata a finire? Con una grande rimozione individuale e collettiva..
Di “Music for peace” si è persa ogni traccia; Pavarotti è morto, come pure la grande esperta d’arte Marilena Ferrari, implicata in un’ altra piccola storia incresciosa di libri d’arte costosissimi appioppati da piazzisti senza scrupoli ad anziani raggirati dalle promesse.
Nicoletta Mantovani ha dovuto lottare con la sclerosi multipla. Della Liberia non ha più parlato nessuno. Ma ora che la vedova-manager ritorna fra i VIP (perché Matteo Renzi “piace alla gente che piace”, come diceva uno slogan, compreso Giorgio Gori, nuovo sindaco di Bergamo e la moglie Cristina Parodi, tutto jet set berlusconiano) ci sembrava giusto ricordare chi è, magari per confrontarla con i signor Rossi che il sindaco di Livorno va cercando fra la gente comune per formare la nuova giunta.
Cesare Sangalli