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“Io non mi sento italiano…”


“…Ma per fortuna o purtroppo lo sono”, cantava Daniele Silvestri qualche anno fa, riprendendo la canzone di Giorgio Gaber.  Sembrerebbe il titolo più appropriato per la faccenda dello “ius soli”, la canzone adatta a questa tranquilla e vergognosa estate italiana.
“Mi scusi, presidente”, parte così il pezzo del cantautore romano, erede dell’anticonformismo di Gaber. Ma in questo caso il buon Mattarella non c’entra niente, povero. Lui quello che andava detto lo ha detto, magari non con toni tuonanti , che fa allitterazione, ma certo non come il cazzaro Cazzullo (giusto per un’altra allitterazione, ci torniamo più avanti), e non come gran parte della classe politica, o della mitica “società civile”, o del “popolo sovrano” (e magari ci siete anche voi che leggete: se siete contro lo “ius soli”, state sbagliando di brutto; pentitevi e ravvedetevi immediatamente).
La legge la conosciamo. Lo “ius soli” venne solennemente annunciato da Bersani, in diretta a “Vieni via con me”, la trasmissione di Fazio Fabio e Roberto Saviano. Ricordate? “Chi nasce in Italia è italiano”. Punto. Senza se e senza ma. Un’idea bella e generosa, chiara e pulita, dalla parte dei più svantaggiati, dalla parte degli ultimi. Era una cosa di sinistra, era una cosa giusta, era una cosa, tutto sommato, facile da dire, stando all’opposizione di Berlusconi e della Lega, e faceva persino audience: ebbene sì, era il novembre 2010, sono passati ben sette anni da quell’impegno solenne. Sette lunghi anni, di cui quattro di governo PD (Letta, Renzi Gentiloni). Ma di “ius soli”, che nel frattempo è stato molto temperato (e qualcuno chiede di emendarlo ancora, incredibile), non c’è traccia.
Ora, Bersani è ancora nella maggioranza, e non è che si sia stracciato le vesti, in tutto questo tempo, per far passare la legge; e, con lui, tutti gli altri (ad eccezione dell’ottimo Fratoianni di Sinistra Italiana, che è arrivato a dichiarare il voto di fiducia a Gentiloni, se necessario, su questa legge). E’ proprio per lo scarso impegno di Renzi e del PD che siamo arrivati senza “ius soli”alla fine di questa legislatura (sprecata), alla fine di questi anni praticamente buttati via, rispetto a quello che si poteva e doveva fare.
Intendiamoci: Gentiloni, dal suo punto di vista, non ha sbagliato a prendere tempo, in modo da scongiurare sorpresine all’italiana: sono tutti talmente abituati alla tattica, alle astuzie, al cinismo, che immolarsi  su una questione di principio sarebbe stato, oltre che inutile, incomprensibile (per la politica italiana).
Sì, perché nel frattempo il vento è girato, lo “share” è calato, il pubblico segue altri spot, a colori più vivaci (l’approccio italiano alla vita rimane ancora molto, ma molto televisivo; e sui famosi “social” imperversano gli “haters”): un martellamento quotidiano che parla di “invasione”, di “emergenza”, di “caos”, di “esodo biblico”, di “collasso”,e perfino di eserciti di puerpere pronte a imbarcarsi per venire a partorire in Italia, nel caso venisse approvato lo “ius soli”. Spiace dirlo, ma ricordiamo esattamente che il primo a dire questa gigantesca cazzata fu niente di meno che Piero Grasso, il nostro presidente del Senato, la seconda carica istituzionale, qualche anno fa. E, diciamo, come Alex Drastico, che “le cazzate non vanno in prescrizione”, anche se un po’ a malincuore, perché pensiamo che Grasso sia una persona onesta, perché sullo “ius soli” a quanto pare ha cambiato parere, e soprattutto perché non ci dimentichiamo, come invece hanno già fatto in tantissimi , che prima di Grasso al Senato c’era Schifani, socio in affari del boss mafioso Mandalà (ma Schifani all’epoca della società mica lo sapeva, poverino, di essere in società con un mafioso: tanto che Fazio Fabio dovette leggere una servile lettera della direzione RAI per scusarsi della verità detta da Marco Travaglio a “Che tempo che fa”, ricordate?).
Anche se qualcuno ha provato (correttamente) a dire che lo “ius soli” e la presunta “emergenza profughi” sono cose diverse, la vulgata non lo ha accettato, stabilendo, come minimo, che i tempi non sono maturi per un atto di civiltà; un po’ come Renzi, alla chetichella, quando fece rientrare dalla finestra il vergognoso reato di clandestinità che grazie al voto di due senatori grillini era stato abolito in commissione : “la gente in questo momento non capirebbe”.
E vabbene, i leghisti, i fascisti vecchi e nuovi, i destri in generale dovrebbero morire e rinascere, per accettare una cosa così sconvolgente, una roba inaudita che si chiama solidarietà con il prossimo, di qualsiasi fede o colore sia. Grazie a Dio non dovrebbero essere più di un terzo dell’elettorato,e grazie a Dio sono in larga maggioranza over 65, come gran parte dell’elettorato conservatore in tutto il mondo.
Il problema sono gli altri. Non so se dire “siete voi” o “siamo noi”. Dal momento che nel pezzo precedente ci siamo fatti carico, in modo cristiano, dei tanti peccati dei cattolici, diciamo che il problema siete voi: dal momento che i sondaggisti dicono che la stragrande maggioranza degli italiani non vuole lo “ius soli”, statisticamente ci sono buone probabilità che  facciate parte del gruppo, mentre leggete questo pezzo, che va in direzione “ostinata e contraria”. Ma qui vi si offre qualche giustificazione.
Perché se perfino il grande Marco Travaglio, orgoglio della nostra classe ’64,  e maestro di giornalismo, perde su questo tema gran parte della sua obiettività e della sua onestà intellettuale, vuol dire che  siamo messi piuttosto male, in quanto  a informazione, sensibilizzazione,  sveglia delle coscienze.
Sullo “ius soli”, non si sa se per qualche rigurgito destrorso, o per simpatia verso una parte dei grillini, Travaglio o si arrampica sugli specchi o spara cazzate anche lui. Meno male che dice  “il principio che ispira la legge è sacrosanto”: l’anima è salva. Ma poi “democristianeggia”, lui di solito così netto: cita ragioni tattiche (la Lega che ci specula), dice che il testo, già  piuttosto moderato, è molto opinabile; poi aggiunge “andrebbe emendato, forse riscritto daccapo, alla luce delle nuove esigenze imposte dall’attualità”. E qui entra nel campo delle cazzate: quali sarebbero, queste “nuove esigenze”? Le accresciute paranoie della gente alimentate dal giornalismo cialtrone? Lo scandalo dei comuni che non hanno accettato neanche un immigrato, perché l’immagine turistica ne avrebbe risentito? O la vergogna della ricca Europa che fra i miliardi per le banche o quelli spesi per le armi (fatevi due conti,  70 miliardi di euro la sola Italia) non trova i soldi per accettare una normalissima quota migratoria (massimo 500mila persone per un intero continente, da dividere per 28 paesi)?
In ogni caso, non c’è nessun vero nesso logico fra immigrazione e “ius soli”, a meno che non si pensi che persone disposte a rischiare la vita per fuggire dal proprio paese si informino prima delle regole per ottenere la cittadinanza nel paese di destinazione E’ un po’ come l’esercito delle partorienti temuto da Grasso: non scherziamo, per favore, con la povera gente.
Ma il peggio del peggio lo stiamo vedendo sul “Corriere”. A parte l’intervista a Kepel intitolata “L’Italia non può essere la discarica dell’Africa”, che implicitamente fa passare il concetto migranti = spazzatura., e tanti altri titoli per diffondere il panico,. prendiamo come emblematica una risposta del cazzaro Cazzullo, nella rubrica della posta dei lettori. Intanto pubblica la seguente letterina “Caro Aldo, troppa retorica sulle vittorie degli italiani d’Africa (parlano dei successi sportivi dei nazionali di origine africana N.d. A). Queste persone non saranno mai miei connazionali. Troppi immigrati, troppo buonismo”.  Ma sì, diamo spazio al pregiudizio di estrema destra: “non ci sono negri italiani”, come urlano da anni le curve razziste. Ed ecco la risposta di Cazzullo: “Cari lettori, se il Balotelli uomo fosse stato all’altezza del Balotelli calciatore, forse lo ius soli sarebbe già legge di Stato”. Che battuta sagace. Già, perché una legge si fa sull’onda dell’emozione di una nazione; per la precisione, secondo Cazzullo quando“un personaggio simbolo può dare la spinta ad un provvedimento ormai maturo”. Il bello che poi aggiunge, bontà sua, “un principio giusto non diventa sbagliato in base alle contingenze”. Ma poi si affretta a considerare “un momento in cui i sentimenti dell’opinione pubblica sono di segno opposto”. E in qualche modo, “il Parlamento non può non tenerne conto”. Quindi le leggi si fanno se  i sondaggi sono favorevoli. Ma poi arriva la cazzata sovrana, detta a mo’ di sentenza, col tono assertivo: “Un esodo di queste dimensioni non è sostenibile da nessun paese al mondo, né dal punto di vista logistico, né da quello morale e culturale”. Ipse dixit. Lo andasse a chiedere alla Giordania, al Libano, e perfino alla “cattiva” Turchia. Chiedesse ai congolesi che effetto fa vedere arrivare un milione di persone in un mese (i profughi dai massacri del Ruanda), o agli ugandesi che hanno già accolto 350mila sudanesi (più o meno come tutta l’emigrazione via mare in Europa dell’anno scorso) sul loro territorio.  L’elenco si può allungare a piacimento, basta conoscere un po’ il mondo. Per impallidire. E vergognarsi un po’. Quel po’ di vergogna che serve almeno ad avere qualche dubbio,  a porsi qualche domanda.
Di “non sostenibile” c’è solo la disinformazione, la cecità, la paranoia costantemente alimentata. da troppi giornalisti, da troppi politici, da troppe persone. C’è tempo per ravvedersi, almeno fino a settembre. Non mandiamo in vacanza il cuore e il cervello oltre il limite consentito: “ius soli” subito. Perché siamo in tanti a pensarla come Giorgio Gaber e Daniele Silvestri: “Io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo lo sono”.

                                                                                                

Cesare Sangalli