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La pacchia è finita(ma per le destre)
Tranquillo, Candido, quel giorno è più vicino di quanto non si creda.
Va tutto per il peggio in questo che NON è il migliore dei mondi possibili. Possiamo parafrasare la frase che il maestro Pangloss oppone allo sconcertato Candido, di fronte alle sue domande, apparentemente ingenue, sullo stato delle cose, che poi sono gli interrogativi di Voltaire sul mondo dell’epoca, ben lontano dai lumi della ragione.
Fra i tanti anniversari di questo strano 2018, ci saranno anche i 70 anni dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. E’ arrivato il momento di interrogarci su quell’aggettivo, “universale”, che sembra diventato una barzelletta, proprio nel mondo più “globalizzato” di tutti i tempi. “Universale de che?”, chiederebbe il Candido attuale.
E’ in corso infatti una disputa sempre più surreale, e squallida, e accanita, fra gli stati europei, che non riescono a costruire la “Fortezza Europa”, anche se lo vorrebbero tanto.
L’epoca che era finita con il crollo del muro di Berlino, e della Cortina di Ferro, l’epoca dei mondi impenetrabili, inaccessibili, con le fughe eroiche dalle polizie comuniste, ma anche da quelle fasciste di Spagna, Grecia e Portogallo (era ieri l’altro, in termini storici), per approdare finalmente al “mondo libero”,è già completamente dimenticata, proprio dai nipoti del “socialismo reale” (ironia della sorte). Non solo: sono già stati dimenticati i milioni di profughi europei dalla ex Jugoslavia: adesso Slovenia, Croazia, Bosnia, Macedonia, Serbia fanno a gara a chi respinge prima, a chi respinge di più.
I polacchi, per dire,che vedono le ultime frange dei loro lavoratori emigrati trattati da cittadini di serie C in tutta Europa, fanno di peggio con gli extracomunitari , percepiti come minaccia alla loro purezza etnica, bianca come il latte (e qualcuno direbbe anche cattolica, cioè, alla lettera, “universale”, senza sapere che la maggior parte dei cattolici oggi ha la pelle nera).
Gli italiani, manco a parlarne: il passato da migranti seppellito, il presente da sfruttatori, sia a casa che all’estero, rimosso costantemente: su tutti, orgogliosissimo, il Veneto, che conquista i mercati mondiali, delocalizza da anni appena può, ma vuole continuare a parlare il dialetto, a disprezzare i terroni e votare l’estrema destra(ché questo è la Lega di Salvini – e di Zaia-), magari facendosi anche il segno della croce prima della solita frase razzista.
Rassicuriamo il povero Candido, che potrebbe fare l’attivista per Amnesty International, dubbia organizzazione “mondialista” e “buonista”, probabilmente gestita da massoni, e ovviamente finanziata da Soros (magari finanziasse anche noi di “altrevoci”, che siamo mondialisti – e terzomondisti . da sempre - per gli eventuali lettori leghisti: il passaggio su Amnesty è ironico): tutti i “sovranisti”sono già destinati ad una fine miserevole, ma non lo sanno, Non ancora.
La pacchia è finita, sì, ma per le loro idee, per le loro posizioni, la loro politica.
La rissa fra fascisti , infatti, è appena agli inizi. Si è formato da poco il gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia), e già gli eventuali nuovi adepti cominciano a litigare: l’Austria di Kurz, appoggiato dai post-nazisti, minaccia di costruire un muro con la Slovenia, che ha appena confermato alla grande i suoi fasciocapitalisti. Il concetto è semplice:“Io, stato sovrano, gli immigrati che passano dal tuo paese non me li piglio”. Attenzione: vale anche per la Francia tutta chiacchiere e distintivo di Macron, che ha reso, insieme all’Inghilterra, la Manica più larga che ai tempi dello sbarco in Normandia (o della fuga da Dunquerque-Dunkirk), e i confini con l’Italia più blindati che ai tempi del Duce. Perché alla fine, stringi stringi, i presunti “europeisti” e i presunti “sovranisti”mica sono tanto diversi: vogliono i soldi derivati dal modello capitalista, che difendono a spada tratta almeno dal 1989; ma non vogliono le conseguenze che quel modello produce.
Nell’epoca dei cosiddetti “populismi”, questo concetto andrebbe ribadito e chiarito (ovviamente solo chi può permettersi di farlo), per scoprire che, da questo punto di vista, non c’è nemmeno poi tutta questa differenza fra il cosiddetto “popolo” e le cosiddette “élites”: il neoliberismo ha goduto (e gode ancora, tutto sommato) di un consenso massiccio, interclassista. I liberal-liberisti (comprese tutte le pseudo-sinistre) si meritano ampiamente i loro figli discoli, cioè le destre fascistoidi.
L’Italia, ancora una volta, è maestra: è sempre in anticipo, suo malgrado. Perché, essendo storicamente arretrata, rispetto al resto d’Europa, quando sbaglia, sbaglia alla grande; ma quando fa la cosa giusta, è la numero uno, perché è costretta a buttare il cuore oltre l’ostacolo. Il governo Lega-M5S è esattamente questo. Un clamoroso anticipo di futuro, quello giusto e quello sbagliato. Sono talmente in anticipo, i grillini, che non ci hanno capito niente nemmeno loro. Il resto d’Europa seguirà. Spieghiamoci meglio.
Le forze di estrema destra in tutti i paesi importanti sono rimaste all’opposizione. Possono crescere, possono spaventare, ma al momento del “conquibus” vengono sempre escluse: Lepen in Francia, AfD in Germania, il movimento di Wilders in Olanda, possiamo anche citare UKIP in Inghilterra. Noi no; noi siamo riusciti ad avere Salvini ministro dell’interno, cioè un incendiario in un ruolo da pompieri. Siamo molto più “coraggiosi”, non c’è che dire: le nostre cazzate sono vere, fanno male, come i nostri peccati: enormi, plateali, globalizzati. Nessun paese ha mafie così organizzate, efficienti e internazionali come l’Italia; quando gli altri paesi si accorgono di avere mafia, camorra e n’drangheta in casa è sempre troppo tardi (vedi la tranquillissima Slovacchia, esempio più recente). Le mafie sono da tempo la forma più avanzata del turbocapitalismo, senza se e senza ma (il buon Saviano, a cui Salvini vorrebbe togliere la scorta, lo aveva spiegato benissimo). E’ il lato “dark” dell’economia post-moderna che conviene a tutti, è “lo sporco lavoro che qualcuno deve pur fare”, un po’ come diceva Al Pacino/”Scarface” nella mitica filippica al ristorante di lusso: “voi avete bisogno di uno come me, per sentirvi migliori”. Altrimenti, come farebbero i manager della City a tirare la coca, come farebbero le grandi imprese a gestire lo scarico di rifiuti tossici e radioattivi in Africa, come farebbero le compagnie estrattive e i produttori di armi rifornire le milizie negli “stati falliti”, come farebbero i grandi gruppi dell’agroalimentare a mantenere bassissimi i costi di produzione, e altissimi i profitti, quotati in borsa? Il modello dello sfruttamento dei braccianti è nato in California, mica in Calabria (dove hanno ucciso un altro sindacalista africano).
Quindi, l’immigrazione dall’Africa, o dal Messico per gli Stati Uniti, è uno dei tanti effetti collaterali dell’economia iperliberista, un’economia che è piaciuta a tutti (o quasi) praticamente fino alla crisi del 2008, e che in gran parte piace ancora, checché se ne dica.
I “sovranisti” sono i più grandi cialtroni della politica mondiale moderna, in Italia come nel resto d’Europa e del mondo (bianco). Non c’era un solo leghista, in piazza, a Genova, nel 2001, a contestare la globalizzazione capitalista. Per gli elettori della destra italiana (e di buona parte del centrosinistra, poi PD), andava bene Maastricht, andava bene l’euro, andava bene l’evasione fiscale, i soldi in Svizzera o in Lussemburgo, andava bene la grande distribuzione, gli “outlet”, il “fast food”, i “blockbuster” americani proiettati nelle multisale, le pay tv, i SUV, gli smartphone ultimo grido, le playstation, qualsiasi porcata e stupidaggine prodotta dal diabolico sistema capitalista. E andavano bene le privatizzazioni, la precarizzazione degli insegnanti, ( i “fannulloni di Stato”), la flessibilità, l’individualismo sfrenato, l’egoismo sociale celebrato e vezzeggiato.
Ora, in mancanza di argomenti, se ne vengono fuori con l’identità, i legami di sangue, le tradizioni, l’appartenenza cattolica, il senso di comunità: tutte balle. Ditemi dov’è il senso di comunità in un tragitto dall’aeroporto di Orio al Serio a Milano, in una pianura padana sfigurata, anonima, inquinata, e, soprattutto, brutta, nel paese della bellezza. E mica gli è bastato: vogliono ancora cemento, le grandi opere, il TAV, dopo il MOSE, la pedemontana dopo la Bre-Be-Mi, , la variante di valico, il nuovo aeroporto a Cazzate di Sopra, le grandi navi a Venezia.
La Lega, oggi, è la loro massima espressione. L’ultima, perché dopo non c’è più niente. Quando sei arrivato a prendertela con il più indifeso ragazzo africano piuttosto che contestare il sistema a cui partecipi, sei alla frutta. Il Nord è alla frutta, come gran parte d’Europa, e Salvini svolgerà egregiamente la funzione di ricordarglielo (ricordarcelo) ogni giorno, un perfetto specchio per vedere come ci siamo ridotti.
Poi c’è il M5S, il movimento più interessante apparso in Europa, il più votato, l’unico che è andato al governo. Pieno di buone intenzioni, ma completamente smarrito (e vorrei vedere) di fronte al futuro, anche per mancanza di basi, di cultura politica. La sinistra che dovrebbe aiutarlo a crescere o latita, o sta con la destra liberale (cioè la stessa cosa di Salvini ma un po’ più educata, vedi alla voce Macron).
Eppure, a sinistra, c’è chi ha capito tutto perfettamente. Non c’è niente di più chiaro e di più semplice del sogno di Curzio Maltese, che immagina un premier donna del M5S, che era a Genova, da studentessa, nel 2001, fare questo discorso a Bruxelles: “Noi, i no global picchiati dalla polizia, avevamo ragione, e voi torto”. E dopo aver rivendicato l’esattezza delle analisi di allora, conclude:
“Noi non siamo qui per spartirci quote di commercio mondiale, o per decidere che deve onon deve far parte del nostro club di potenti. Ma per cercare soluzioni globali ai problemi che stanno rubando il futuro dei nostri figli. D’ora in poi il ruolo del governo italiano nei summit mondiali sarà l’ostinata riproposizione di un’agenda che davvero tocchi la vita dei nostri popoli, a cominciare dalle guerre per l’acqua e dal furto di terra che generano le grandi migrazioni; e poi l’abolizione delle armi nucleari, la lotta alla povertà, l’imposizione di vincoli al devastante strapotere della finanza globale e la proibizione dei paradisi fiscali”.
Cesare Sangalli