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Fascisti su Venere
“Unite possiamo”. La rivoluzione mentale arriva dalla Spagna, sconvolgendo la grammatica, dopo aver provato a sconvolgere la politica (con esiti ancora molto incerti): gli esponenti, i militanti, e ora anche gli elettori di “Podemos” insieme a “Izquierda Unida”,“Unidas podemos” appunto, parlano di sé al femminile. Provate a immaginare Zingaretti o Fratoianni o Civati che iniziano un discorso pubblico con “siamo qui riunite, compagne,…”.
Noi stiamo ancora a prendere in giro Boldrini (che dev’essere per forza “la” Boldrini) per le declinazioni dei nomi (ma intanto “ministra” è passato, anche se ci sembrava tremendo); a fare paternalismo su Greta Thunberg (e già ci siamo scordati Emma Gonzales, la sua vibrante denuncia del possesso di armi, cioè il più grande feticcio maschile in assoluto), o a riempire di sarcasmo Michela Murgia, magari solo per aver azzardato il termine “Matria” al posto di “Patria” (intanto lei ha reso ridicolo Salvini, che voleva dipingerla come un’intellettuale che non aveva mai lavorato in vita sua; lui, un ex “bimbominkia”).
Abbiamo prestato poca attenzione, nelle scorse settimane, al di là del Mediterraneo, alle donne algerine, con o senza velo, e a quelle sudanesi, con o senza velo, capaci di stare in prima fila nelle rivolte nonviolente che hanno fatto crollare due regimi che sembravano immutabili, invincibili. Due maschi alfa (Bouteflika e Al Beshir), accettati come necessari da tutto il mondo della Realpolitik, che poi è quello del business, sono stati cacciati nella vergogna, senza che venisse sparato un solo colpo.
Il potere militare (genere maschile) che soccombe e si sottomette alla volontà popolare (genere femminile). Declinato all’europea, dovrebbe diventare il potere patrimoniale (genere maschile) che soccombe e si sottomette alla giustizia sociale (genere femminile); e più in generale, l’egoismo (genere maschile) che soccombe e si sottomette alla solidarietà (genere femminile). Potrebbe perfino essere un atto volontario, quasi un “cupio dissolvi” (voglia di essere cancellato), una sorta di suicidio assistito, quello del Patriarcato capitalista: che senso ha infatti la bramosia, l’affermazione a scapito di tutti gli altri, la volontà di egemonia (nazionale, continentale, mondiale) in un pianeta che rischia il collasso nel giro di qualche decennio? Che senso ha aumentare la ricchezza se si è già in un club di una decina di persone che possiede più danaro della metà della popolazione mondiale, o nell’uno per cento che conta quanto il 99, o nel dieci per cento (e qui ci rientriamo anche noi) che consuma il novanta per cento delle risorse?
E perché voler prolungare il potere, quando lo si è esercitato in lungo e in largo, in certi casi per decenni?Da dove viene questa incapacità di farsi da parte, dopo una lunga e brillante carriera (vedi Netanyahu in Israele, Erdogan in Turchia, Putin in Russia, Orban in Ungheria)?
Viene da pensare addirittura ad una forma di narcisismo patologico, tipicamente maschile, un’autentica deviazione mentale che affligge tutta la mandata di “uomini forti” che stanno vivendo il loro momento di gloria in questi anni malati di fine impero. Non a caso c’è un lato grottesco che unisce, nella loro pericolosità sociale, Trump a Salvini, Putin a Erdogan, fino al pagliaccio tragico che è sempre stato Silvio Berlusconi. Ma la cosa vale anche per i Bill Gates, i Mark Zuckerberg, i Jeff Bezos, gli Steve Jobs, che magari dipingono se stessi come benefattori dell’umanità, per dissimulare il senso di vuoto che portano con sé, perché rappresentano il fallimento profondo, finale, del capitalismo. Sono come alieni che si muovono in un mondo che pretenderebbero di dominare, controllare, o almeno guidare. Parafrasando Corrado Guzzanti, per mantenere un filo di ironia (e quindi cercare di esorcizzare la catastrofe incombente), sono fascisti su Venere.
Il paragone, visto che si approssimano le elezioni europee, risale ai tempi della cosiddetta “War on terror” scatenata da Bush: l’Europa, dissero i politici americani, è debole, votata a Venere; noi americani invece abbiamo il pianeta Marte nella nostra costellazione, “abbiamo le palle” per fare la guerra, siamo i veri duri del pianeta, ovviamente per la giusta causa. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: una serie di fallimenti totali, situazioni di conflitto che si protraggono per decenni (l’ultima candidata è la Libia), con i civili sistematicamente nel mirino.
Il mondo ha bisogno di pace, gli Stati Uniti (seguiti da tutti gli altri) lo hanno trasformato in un arsenale, sempre pronto a far saltare in aria il pianeta. Il mondo ha bisogno di solidarietà, gli Stati Uniti (seguiti da tutti gli altri) hanno pensato a innalzare muri per respingere i poveri. Il mondo ha bisogno di un’inversione a U sullo sfruttamento selvaggio delle risorse, gli Stati Uniti (seguiti da tutti gli altri) insistono più che mai nel modello del capitalismo predatorio, nell’imperialismo estrattivo, nella “dark economy” che sta cuocendo il pianeta.
In Italia c’è la caricatura provinciale di quel modello, con i leghisti che parlano il rude linguaggio del Far West, manca solo “l’unico migrante buono è il migrante morto” (anche se tanti lo pensano), i nuovi cow-boys contro i nuovi selvaggi. Con i fascisti non mascherati di Casa Pound, Forza Nuova e mille altre sigle che minacciano, menano e stuprano, poi magari si dissociano rincarando la dose di violenza, sognando pene di morte, giustizie private e sommarie, e castrazionichimiche. Basta fare la classifica dei bersagli dei discorsi di odio per fare un programma politico: al primo posto, di gran lunga, ancora e sempre, le donne; poi i migranti, appunto, e la comunità LGBT. E’ impressionante la regressione maschilista a cui abbiamo assistito dagli anni Ottanta in poi: il berlusconismo ha seminato, l’estrema destra ha raccolto i frutti avvelenati dell’ignoranza becera sparsa con generosità. La cosa triste è che le donne, in gran parte, non se ne rendono conto. Altrimenti le destre sarebbero soltanto una minoranza aggressiva e rancorosa (quello che sono destinate a diventare, e in parte, in alcuni posti, lo sono già).
In realtà, solo un sistema mediatico malato come il nostro e la sprovvedutezza del M5S hanno potuto gonfiare un partito come la Lega,che da sola non avrebbe mai sfondato il 20 per cento. E’ l’occupazione delle istituzioni, il crisma dell’ufficialità, accompagnato dal servilismo dei media, ad avere sdoganato il partito di Salvini in tutta Italia, fino a portarlo, a quanto pare, a movimento nazionale di massa: cosa mai esistita ai tempi di Bossi, campione di qualunquismo e di trivialità, ma molto meno pericoloso, uno che addirittura si dava da solo patenti di antifascismo, quando invece il suo successore strizza l’occhio al peggior estremismo mondiale.
Ecco, con la Lega al 30 per cento (e Berlusconi che tornerà in Parlamento, a Bruxelles) l’Italia toccherà il fondo. Alcuni paesi probabilmente ci resteranno, sul fondo (Polonia, Ungheria, Austria, Slovenia, Croazia), o non riusciranno a invertire la tendenza (Francia, Germania). Ma già si sentiranno gli squilli di rivolta, quelli che si sono cominciati a udire in Spagna e Portogallo; squilli di rivolta che diventeranno sinfonia, un vero inno alla gioia, non appena le donne cominceranno a seppellire con un sorriso il truce Patriarcato fasciocapitalista, o la sua subdola versione “market oriented”, il consumismo demente che alimenta e legittima la diseguaglianza. Molti uomini saranno (saremo) al loro fianco, perfino orgogliosi, alla bisogna, di essere definiti, tutti insieme, al femminile.
Finalmente, in prospettiva, liberi dal feticcio della crescita ad ogni costo, dell’arroganza cieca dei ricchi o dell’invidia velenosa dei piccolo borghesi. Finalmente liberi, in prospettiva, dalla NATO, dalle bombe atomiche, dai missili e dal commercio di morte e dalle logiche di potenza. Finalmente liberi, in prospettiva, dalle barriere soffocanti dell’ossessione identitaria di chi è vuoto (i “comici, spaventati guerrieri”, per usare un titolo di Stefano Benni), e si aggrappa ad un finta religiosità, ad un finto rispetto delle tradizioni, ad un finto orgoglio nazionale per non saper rispondere al futuro. I sovranisti sono solo il rigurgito della Storia, l’ultima spiaggia di un mondo che nemmeno sull’orlo del baratro riesce a cambiare; anzi si arrocca disperato alle vecchie certezze. E’ la mancanza totale di speranza che condannerà il fasciocapitalismo all’estinzione, come i dinosauri, prima che sia il pianeta a estinguersi. Noi la salveremo, questa Terra, l’ottimismo è un dovere, diceva don Helder Camara, almeno per chi crede in Dio. “Unite possiamo”.
Cesare Sangalli