Il Fatto del mese

 

Sbirri si nasce, dirigenti si diventa
(“non pulite quel sangue”, ma ne hanno aggiunto molto altro)


Gianni De Gennaro. Il titolo è tutto per lui, una dedica a futura memoria: Giovanni De Gennaro, detto Gianni, nato a Reggio Calabria il 14 agosto 1948, carriera da poliziotto (bravissimoex poliziotto, “sbirro” in senso buono, in questo caso), presente e futuro (?) da dirigente.
Un inamovibile, un intoccabile, uno di quelli che hanno frequentato il Potere, lo hanno visto da dietro e da vicino, uno di quelli, probabilmente, che se dicesse metà di quello che sa crollerebbe la repubblica italiana, o quasi. Questa storia non parla solo di lui. E’ per ricordare, in vista dell’anniversario dell’anno prossimo, chi è Stato, a macchiarsi di una delle più gravi violazioni dei diritti umani in Europa dalla fine della guerra (giudizio di Amnesty International): la repressione del movimento chiamato “no global” durante il G8 di Genova del 2001. Non solo le botte della scuola “Diaz”, per fortuna immortalate dal bel film di Daniele Vicari (il sottotitolo è quello del film); ma anche le torture sistematiche, reiterate, nella caserma di Bolzaneto, che hanno valso una condanna della Corte di Giustizia europea all’Italia (roba che manco l’Ungheria di Orban); e soprattutto i depistaggi, l’omertà, l’impunità, la sordina mediatica, l’arroganza del Potere, appunto.
L’occasione per riparlare di quella storia (e di molto altro in realtà, a partire dalle responsabilità politiche) è data dall’ultima clamorosa promozione di due dei tanti “sbirri” (qui il termine è veramente dispregiativo) protagonisti di quei giorni maledetti:Pietro Troiani e Salvatore Gava, gli autori del primo grottesco tentativo di depistaggio (Troiani portò le false molotov, Gava ne attestò la presenza), che sono stati promossi dalla ministra degli Interni Luciana Lamorgese e dal capo della polizia Franco Gabrielli addirittura alla carica di vicequestori.
E’ soltanto l’ultima puntata di una serie di clamorose promozioni. Da Giovanni Luperi a Spartaco Mortola, da Francesco Gratteri a Vincenzo Canterini, da Alessandro Perugini (quello del calcio in faccia al sedicenne inerme)  a Gilberto Caldarozzi (finito proprio a Leonardo Finmeccanica con De Gennaro), tutti condannati a pene troppo leggere (ma almeno sui fatti non ci sono più stati dubbi), oltre a non essersi fatti nemmeno un giorno di galera, hanno continuato imperterriti le loro splendide carriere.
Il pesce, si sa, puzza dalla testa, e quindi ritorniamo al Grande Capo, Gianni De Gennaro, perché, ripercorrendo la sua irresistibile ascesa ricorderemo anche le pesantissime responsabilità della politica. “Spoileriamo” il gran finale: lo sbirro ora è in tandem, a Leonardo Finmeccanica (vera scatola nera del potere in Italia, soprattutto per la politica estera, dell’ENI abbiamo già parlato), con il super manager Alessandro Profumo, amatissimo dal potere e quindi dai media nostrani.
Il primo passo del super sbirro è ovviamente la nomina a capo della polizia, nel 2000.Nomina dovuta a Giuliano Amato (con Marco Minniti sottosegretario alla Difesa: altro nome da tenere sempre presente, vedi http://www.altrevoci.it/articolo259.html).   Ma fin qui, niente da eccepire: De Gennaro era stato un ottimo poliziotto, aveva fra l’altro “gestito” il pentito Buscetta, e lavorato all’antimafia con il giudice Falcone. Però un conto è lottare contro la criminalità, un altro è gestire l’ordine pubblico. L’approccio brutalmente repressivo, che puzzava di fascismo lontano un miglio, emerge fin dalla gestione dell’incontro dei grandi del pianeta a Napoli, il 17 marzo 2001, e delle manifestazioni di protesta degli “altermondialisti”: purtroppo, fu la prova generale di Genova, cinque mesi dopo. Cariche ingiustificate di una violenza inaudita, botte da orbi su chiunque fosse a tiro; e poi prelevamenti forzati dalle corsie di ospedale dei manifestanti ricoverati, e ulteriori torture e sevizie nella caserma Raniero, triste anteprima di quelle di Bolzaneto, compresi gli inni fascisti e gli insulti da “macho” alle donne. Il questore di Napoli, Nicola Izzo sarà nominato vicecapo della polizia nel 2008 di nuovo dalla coppia Amato-Minniti, ministro degli interni e sottosegretario con delega alle forze dell’ordine, nell’ultimo governo Prodi.
La continuità istituzionale è il filo rosso di tutta questa storia: a Genova al governo era passato al centrodestra, peggio che andar di notte: Berlusconi presentò in conferenza stampa le false armi attribuite ai manifestanti “no global”; Fini non ha mai spiegato la sua presenza nella “sala di regia” delle forze dell’ordine a Genova; il ministro dell’interno Scajola ha poi dimostrato quale fosse il suo livello etico. Nonostante i processi per i fatti vergognosi del G8, nessuno chiederà mai a De Gennaro di dimettersi. Il balzo in avanti del superpoliziotto avviene con il “governissimo che fa benissimo” di Mario Monti: addirittura sottosegretario alla Presidenza del Consiglio(2012), quindi dalla polizia direttamente al governo.
Ormai si è pronti per l’apoteosi: dalla politica all’economia, con la nomina a presidente della più strategica azienda controllata dallo Stato: Leonardo-Finmeccanica. Questa promozione “finale” si deve al tranquillo Enrico Letta. Ma ancheil successore Matteo Renzi, pur promettendo di “cambiare verso” all’Italia, blinda De Gennaro alla presidenza. Anzi, è proprio durante il governo del politico fiorentino che approda in Finmeccanica (in qualità di responsabile della sicurezza),Gilberto Caldarozzi (come abbiamo scritto sopra), condannato a tre anni e otto mesi per aver coperto  “il pestaggio forsennato di inaudita violenza e privo di alcuna ragione di inermi dimostranti colti nel sonno” all’interno della scuola Diaz (sentenza della Cassazione), senza esprimere mai il minimo rincrescimento o la minima solidarietà alle vittime.
Ora, dal marzo 2017, col governo Gentiloni (e Minniti ministro dell’Interno) a De Gennaro presidente si affianca come amministratore delegato una vera superstar del capitalismo italiano, Alessandro Profumo. Classe 1957, bocconiano, grande carriera nel settore finanziario e bancario, Profumo ha il suo bravo scheletro (doppio) nell’armadio, tutto legato alla sua presidenza del Monte dei Paschi di Siena. E’ lui infatti che va a sostituire il padre del disastro della più antica banca del mondo, Giuseppe Mussari, uomo voluto dal PD (e dalemiano di ferro, a quanto pare) nel 2012. Peccato che il brillante esperto di finanza metta a bilancio i prodotti derivati truffaldini “Santorini” della Deutsche Bank, e Alexandria della Nomura  (banca giapponese di cui è responsabile per l’Europa uno dei fratelli Magnoni, forse la famiglia di finanzieri -  e bancarottieri - più tutelata d’Italia, vedi http://www.altrevoci.it/articolo227.html), nascondendo l’enorme buco nel budget .  Questo trucco contabile è valso a Profumo una condanna a sei anni di reclusione, nello scorso ottobre, per “false comunicazioni sociali”: della condanna non si è accorto nessuno, d’altra parte era solo una sentenza di primo grado, e fino a quella definitiva, ovviamente, “todos caballeros”.
 L’altro scheletro nell’armadio (ma solo perché il fatto è avvenuto sotto la sua presidenza) è la morte del responsabile della comunicazione MPS, David Rossi, nel marzo 2013. La versione ufficiale parla di suicidio, ma è talmente contraddittoria (per non dire grottesca) che adesso i magistrati senesi che chiusero le indagini e archiviarono la pratica con una superficialità sbalorditiva (e quindi sospetta), sono sotto indagine presso la procura di Genova. Stanno emergendo nuove testimonianze, fra cui quella di un maresciallo di un paesino del senese dove pare si tenessero festini a luci rosse con escort maschili e l’immancabile cocaina, festini che avrebbero coinvolto un bel pezzo di establishment senese, magistrati compresi. Non si sa se la morte di David Rossi sia legata a quello scandalo insabbiato o ad altre faccende interne. Fatto sta che l’ultimo biglietto lasciato dalla vittima recava il numero di telefono di Ettore Gotti Tedeschi, che aveva da poco lasciato lo IOR, la banca del Vaticano. Gotti Tedeschi è un economista esperto di finanza di lunghissimo corso. E’ quello che ha rifilato il “pacco” della banca Antonveneta al Monte dei Paschi, un’acquisizione sconsiderata che è la madre del fallimento successivo. Il cattolicissimo e tradizionalista Gotti Tedeschi, vicino alla destra politica, legatissimo a papa Ratzinger, era stato chiamato in Vaticano da quel pio uomo del cardinale Tarcisio Bertone, quello che viveva nel superattico da 300 metri quadrati, uno delle prime teste a cadere nella nuova gestione di papa Francesco. Ultimamente, Gotti Tedeschi scrive deliri sul “New Great Reset”, ennesima versione del complotto mondialista, dalle colonne di quel sobrio giornale che è “La Verità” di Maurizio Belpietro.
Insomma, alle spalle del super sbirro e del super manager c’è praticamente l’intera Seconda Repubblica, di cui Leonardo Finmeccanica è semplicemente il braccio armato, legato ai servizi segreti e all’estrema destra  (vedi anche http://www.altrevoci.it/articolo238.html ). E se non bastasse, ci sono pure agganci con il Vaticano. Quando si dice avere santi in paradiso….

Cesare Sangalli