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Ladri di verità
Il popolo del centrodestra è ormai, ufficialmente, una realtà virtuale. Sette milioni, otto milioni, dieci: Berlusconi dà i numeri (in tutti i sensi), e una massa di elettori inesistenti diventano firme, raccolte in un attimo da pochi, tristissimi gazebo, quasi invisibili. Esattamente come i “Circoli della Libertà” di Michela Brambilla, che secondo lei erano già cinquemila a settembre, per “Diario” una dozzina o poco più. Uno dei due mentiva, sapendo di mentire, non è difficile capire chi. Però “Diario” ha chiuso i battenti, mentre la Brambillona imperversa su televisioni e rotocalchi,e raccoglie il plauso di Pansa sull’”Espresso” (che brutti scherzi che fa l’età). La realtà virtuale sembra più forte di quella in carne e ossa.Purtroppo, almeno metà Italia vive da tempo una “Second Life”, che non fa neanche ridere, e quindi non si può nemmeno dire “Siete
su Scherzi a parte”. Vent’anni di televisioni berlusconiane, imitate in tutto e per tutto dalla Rai, non potevano passare indenni. Siamo oltre la vecchia arte della menzogna, da sempre utilizzata in politica. Ormai anche le menzogne vengono sostituite in tempo reale, con la velocità telematica di un clic sul mouse. Berlusconi potrebbe arrivare presto a dire che si chiama Mario Rossi, che è nato a Scandicci, e di professione fa il deejay per Radio Dimensione Suono, o RTL (tanto sono tutte sue). Dopo il partito di plastica (Forza Italia) arriva il partito d’aria, che è del popolo o delle libertà, fra un po’ non se lo ricorderà più, ma tanto è uguale, dal momento che i sondaggi dimostreranno che ha il 57 per cento dei consensi.
I sondaggisti. I veri aruspici della “società liquida”, i profeti della realtà virtuale (a pagamento), gli inventori delle tendenze, gli “spin doctors”. Stanno già lavorando alla Grande Coalizione prossima ventura, si affannano per dimostrare che il futuro è al centro, che occorrono due partiti dei “moderati” (cioè la vecchia piccola, media e grande borghesia coservatrice, da trent’anni ferma al “non si può più uscire di casa”, oggi ovviamente per colpa dei poveri extracomunitari, che sono il vero capro espiatorio di tutte le sconcezze nazionali) con il 60 -70 per cento dei consensi. Perché il problema sono le ali estreme dei due schieramenti (un’altra realtà virtuale), il problema è la governabilità, il problema sono le riforme istituzionali, a partire dall’immancabile, eterna riforma della legge elettorale. E’ quello che sostiene Montezemolo, è ciò che sottolinea il “Corriere della Sera”.
Ecco che, per l’ennesima volta, la questione morale, i conflitti di interesse (ormai diffusissimi, sull’esempio del più grande di tutti), la riforma dell’etere e del mercato pubblicitario che condiziona l’informazione diventano questioni lontane, astruse, perfino un po’ noiose, con tutti i delitti spettacolari e tutto il gossip che c’è in giro. Le televisioni amplificano la tendenza, che poi i sondaggi puntualmente registrano e le elezioni, inevitabilmente, tendono a confermare, nel trionfo del conformismo e del consumismo (perché per i maghi del consenso il voto non deve essere altro che un’operazione di marketing).
Ma gli ex sondaggisti bipartisan (cioè di Berlusconi prima e della Rai dopo), come Luigi Crespi della fallita HDC, dicono invece altre cose. Che Rai e Mediaset, sotto la regia di Sua Emittenza, concordavano la scaletta dei fatti, il palinsesto della realtà. Che il Tg1 di Mimun e il Tg5 di Rossella “facevano lavoro di squadra” . Si oscurava ciò che andava oscurato, si evidenziava ciò che andava evidenziato. Si minimizzava, si sopiva, si stravolgeva, si strumentalizzava, si negava spudoratamente, si occultava, si fingeva, si elaborava, si controllava,. Si censurava, si inibiva, si redarguiva, si minacciava, si influenzava. Si manipolava, si truccava, si barava, si falsificava. Verrebbe voglia di andare avanti con la stessa pervicacia dei ladri di verità, come li ha chiamati il padre di Carlo Giuliani ad “Anno zero”. Fino alla nausea, fino al vomito. Sarebbe fantastico se una legge della fisica obbligasse ai conati tutti i ladri di verità nel momento in cui mentono. “Non ho mai detto che Biagi dovesse andarsene”, piange il Caimano. E giù uno sbruffo di vomito. “Queste sono le armi dei manifestanti trovate alla scuola Diaz”, e vai con un rutto incontenibile. “I crimini dell’esercito russo in Cecenia sono propaganda”, mentre già sbrodola, tipo Esorcista, sulla spalla dell’amico Putin.
A raccattare le frattaglie, gli avanzi, la poltiglia schifosa, dovrebbero starci tutti quelli che hanno continuato a raccogliere e diffondere menzogne per tutti questi anni. Vespa, Costanzo, Pionati, Mentana, Mimun, LaRosa, Rossella, Liguori, Giordano, Belpietro, Feltri, Farina, Moncalvo, Ferrara, Fede, Facci, Orfeo, Parodi, Palombelli, Polito, Annunziata, Curzi, Veneziani, Panebianco, Gallidella, Loggia, Ostellino, Sorgi, Sgarbi, Jannuzzi, Maglie, Giannino, Mazza, Biscardi, Damascelli, Tosatti (pace all’anima sua) e tantissimi altri. La Grande Ammucchiata.
Meritano di essere citati così, in una massa indistinta, come contrappasso per il loro incredibile narcisismo, per il loro insopportabile presenzialismo, perfetti cantori dell’era in cui il superfluo è necessario e il necessario è superfluo. Ladri di verità. Come i politici che hanno votato contro l’istituzione della commissione di inchiesta parlamentare per i fatti di Genova, compreso purtroppo Di Pietro e i suoi, per i quali la verità si ferma di fronte ad una divisa. Come la Conferenza episcopale italiana, sempre pronta a dare il verbo su sesso (se non riguarda la pedofilia di troppi preti), famiglia e dintorni, ma storicamente muta su mafia, potere, familismo amorale, violenza sulle donne. Come la magistratura, quando insabbia, archivia, si attacca a mille cavilli sulla procedura anche a fronte di delitti atroci (Corrado Carnevale docet), si fa comprare le sentenze (Renato Squillante), non firma i mandati di perquisizione per probabili assassini (Felicia Genovese).
L’Italia contemporanea sembra fatta apposta per dare ragione a Ponzio Pilato, che chiedeva a Gesù, nel più famoso processo di tutti i tempi (vedi “Il Maestro e Margherita” di Bulgakov o il saggio di Gustavo Zagrebelsky sulla democrazia): “Che cos’è la Verità?”. Ma lui, il quinto procuratore di Galilea sotto Cesare Augusto, parlava di un altro tipo di verità. La Terra dei cachi si accontenta di molto meno. Sostanzialmente, si limita a celebrare il culto dei morti, che stranamente finisce per equiparare Matteotti (per chi ancora sa chi era) a Mussolini, Berlinguer a Craxi, Salvo Lima a Peppino Impastato, Calipari a Quattrocchi. Ma non è la “Livella” di Totò, e nemmeno una pietas cristiana. E’ solo l’enorme senso di colpa rimosso, quello di chi si sforza di credere a tutte le sciocchezze propinate dal berlusconismo, in un finto paese dei balocchi, che si commuove a comando con Maria De Filippi, ma che in realtà è sempre più il paese delle anime morte.
Cesare Sangalli