W l'Italia ... fra memoria e attualità ...
Un Lodo alla gola
“Non lo sentite, che strano ticchettìo…”, cantava Edoardo Bennato. La sveglia ingoiata dal coccodrillo di Peter Pan, annunciava, inesorabile, il suo arrivo (del coccodrillo). Questione di tempo, ma l'appuntamento fatale prima o poi si presenta Dopo la sentenza della Corte Costituzionale, la giustizia italiana, nonostante tutto, continuerà a seguire il suo corso. Non ci sarà più nessun lodo con nessun nome di un ministrovergogna (Alfano, Schifani,, ma anche Maccanico, Cirielli e tanti altri) a salvare il presidente del consiglio (lettere minuscole assolutamente obbligatorie).
Non ci saranno elezioni anticipate a prolungare (in caso di vittoria) l'agonia politica e morale di Silvio Berlusconi. Non ci sarà nessuna riforma della giustizia, perché Bossi e Fini non possono sputtanarsi oltre (il verbo non è nostro, in questo caso), magari ripristinando l'immunità parlamentare. Non ci sarà nemmeno una riforma costituzionale in senso presidenzialista, perché gli italiani in carne ed ossa, non quelli virtuali di cui delira il nostro (?) premier, l'hanno già bocciata clamorosamente, praticamente da soli.
Dev'essere per questo che nessuno, mai, ricorda il 26 giugno 2006, unica pagina gloriosa scritta da una vera maggioranza nazionale negli ultimi 15 anni ( vedi “Indietro, Savoia”, in archivio). Gli altri, gli anti-italiani, erano provvidenzialmente rimasti a casa. Ma il quorum, non necessario, venne raggiunto ugualmente, con punte di eccellenza partecipativa soprattutto in Toscana (Livorno e Firenze su tutti) e in Emilia-Romagna.
Niente da fare, i fatti veri vengono continuamente sostituiti dai sondaggi, che come onde istantanee cancellano storia e memoria. Sondaggi in cui un popolo inesistente continua a legittimare ogni porcata detta o fatto dal suo inguardabile Sultano.
Il bello, anzi il brutto, è che gli esponenti della sedicente opposizione non obbiettano mai al riguardo, e il perché lo sappiamo e lo abbiamo già scritto abbondantemente: in questa Italia virtuale ci stanno abbastanza bene. Per caso D'Alema (o Bersani), tanto per fare un esempio, si preoccupano che a Napoli ci siano più tesserati PD che in tutta la Lombardia , o che in una città di antica tradizione camorrista, San Giuseppe Vesuviano, gli iscritti risultino più dei votanti? No, hanno paura degli elettori veri, vogliono rimanere avulsi dal popolo, gli basta un consenso che sognerebbero simile a quello di Berlusconi: acritico, manipolabile fino alla presa in giro, metafisico, formato da persone che non solo votano, ma addirittura “amano” il proprio leader.
Su questo punto (il consenso di cui gode Berlusconi) anche la stampa straniera abbocca troppo facilmente, finendo paradossalmente per accettare la versione di un mentitore di professione, e avallare i suoi sondaggi da quattro soldi.
Il fatto è che è più facile rappresentare l'Italia in negativo, si consolidano stereotipi ben radicati. E' lo stesso peccato che abbiamo commesso con gli americani, pensando che fossero ipnotizzati da Bush, tanto che molti di quelli che ora osannano Obama, fino alla primavera del 2008 ci spiegavano che era meglio Hillary Clinton, perché avrebbe avuto più possibilità di vincere, e che era già “un grande risultato” che Obama fosse arrivato fin lì.
Obama ha vinto semplicemente perché ha avuto fiducia nel popolo. Una fiducia totale, di stampo tipicamente yankee. Noi figli di Machiavelli invece abbiamo bisogno del nostro infinito cinismo, perché, come diceva l'impiegato di De André, “senza la mia paura, mi fido poco”.
Ribaltiamo il concetto: la paura devono averla solo Berlusconi e i suoi numerosi accoliti, perché la realtà, la verità e la giustizia avanzano, lente ma implacabili come il coccodrillo di Peter Pan citato in apertura.
Le bugie sono durate anche troppo, ma si sa, siamo un paese di vecchi, abbiamo i tempi di reazione di un pachiderma che si fa le canne da mane a sera (cioè si sciroppa a dosi massicce una televisione inguardabile con un'informazione ignobile). Chi ha un po' di buon senso sa già che non ci sarà mai né il ponte di Messina, né una sola centrale nucleare. Non ci sono né i soldi, né i tempi. Non ci sarà nemmeno il federalismo della Lega, che nessuno sa cos'è (ed è già stato bocciato sonoramente, come ricordavamo prima). Né saranno gli slogan facili di Brunetta a migliorare la burocrazia, perché uno Stato che funziona davvero sarebbe nefasto per lorsignori (Brunetta compreso), proprio come la meritocrazia invocata dal ministro Gelmini non potrebbe prevedere una come lei al vertice della Pubblica Istruzione.
Il ticchettìo avanza, e lo sentono in tanti. Berlusconi vorrebbe ovviamente portarsi dietro una nazione intera nel suo lento sprofondare, ma ci riuscirà solo in parte, perché lui non è l'Italia. Certo, “com'è difficile restare calmi e indifferenti, mentre tutti intorno fanno rumore” (Battiato, “Sul ponte sventola bandiera bianca”).
Scalfari polemizza con De Bortoli, Gad Lerner con Antonio Ricci, le donne, un po' come Fantozzi dopo l'ennesimo insulto, giustamente si arrabbiano a difesa di Rosy Bindi, e finalmente replicano con le giuste parole (compreso un “Berlusconi sei più alto che onesto”). Gli uomini (i maschi) ancora in gran parte non ce la fanno. Poverini, sono troppo abituati a sguazzare nel privilegio per ribellarsi alla propria smisurata decadenza: non ce n'è stato uno in grado non tanto di difendere Rosy Bindi, che si sa difendere da sola, ma di rispondere a tono, ricordando a Berlusconi che è un povero maschio solo, con una (ex) moglie che lo ha mandato a cagare e ha fatto benissimo.
“Non lo sentite, che strano ticchettìo?” Non è solo il lento orologio della giustizia, ma anche il cuore non ancora atrofizzato di milioni di donne, di milioni di giovani, di milioni di extracomunitari, di milioni di precari. Il popolo sempre più vasto degli umiliati e offesi, o semplicemente degli esclusi dalla corte dei miracoli, smarriti e portati alla depressione per la mancanza totale di punti di riferimento. Assistono da circa un ventennio all'orgia del potere che ha trascinato nell'insignificanza i partiti politici, il sindacato, la Chiesa , e perfino gran parte del famoso Terzo Settore, quel mondo dell'associazionismo e del volontariato che nella penosa enciclica (qualcuno deve pur dirlo) di Benedetto XVI dovrebbe contrastare gli aspetti peggiori del capitalismo (bontà sua). E' triste non sentirsi rappresentati, difesi, tutelati. Ma se pensate a come si dovevano sentire gli italiani dopo l'otto settembre 1943, potete stare tranquilli. Venceremos, adelante . Questa Italia è troppo brutta per essere vera.
Cesare Sangalli