2011 (c'è un'Italia migliore)
Un anno che si apre con il 46 per cento dei lavoratori di Mirafiori che, votando NO al referendum-ricatto di Marchionne, danno una lezione di coraggio e dignità a tutti gli italiani, non può che essere un anno positivo.
Perché il tema del coraggio e della dignità sta diventando un tema ineludibile.
Questo articolo poteva anche cominciare con un appello: “Amici elettori e, orizzontalmente, amiche elettrici…”, l'appello di Cetto La Qualunque , leader del partito del “pilu” e del cemento armato.
Antonio Albanese sarà, speriamo, l'ultimo narratore cinematografico di questi anni disgraziati. Secondo e ultimo, perché prima di lui c'è solo “Il Caimano” di Nanni Moretti. Due film in quasi vent'anni sono un po' pochi, ma anche questo sarà visto come un segno dei tempi. Però il passaggio c'è stato, nei cinque anni che separano questi due tentativi di mettere l'Italia di fronte allo specchio e guardarsi per quello che è.
“Il Caimano”, uscito alla vigilia delle elezioni del 2006, era più sottile, nonostante alcuni personaggi – caricatura, e giocava di rimando, mescolando i filmati di archivio (come il celebre e censurato discorso di Berlusconi del “kapò” al Parlamento europeo) alla storia del film.
Cetto La Qualunque , personaggio nato già nel 2003, è invece costretto di nuovo a piangere, perché la realtà continua a superarlo.
Neanche i critici più duri di Berlusconi, infatti, avrebbero potuto immaginare, cinque anni fa, una storia come quella della telefonata per salvare Ruby in questura, spacciandola per nipote di Mubarak, e facendola passare direttamente dalla tutela dell'ennesima soubrette prestata alla politica (Nicole Minetti) a quelle, ben più accoglienti e sicure, della professionista del sesso brasiliana (Michelle de Conceiçao), con tutte le autorità (giudice, questura, assistenze sociali) a guardare, inebetite o compiacenti.
Storia già vecchia, in realtà, ma utilissima a dimostrare che non è così facile farla franca, neanche per l'uomo più potente d'Italia. Giustizia e memoria sono tutt'uno, nella Terra dei Cachi, che vorrebbe continuare a vivere nell'oblio costante, nel consumismo dei neuroni e delle certezze, nelle verità liquide che si liquidano a battute e battutine.
Certo, il simbolismo del Grande Presidente che scivola sulle sue debolezze sessuali è di sicuro il più attuale.
Come abbiamo scritto in “Avanti Pop”, è la scelta di Veronica Lario che ha segnato l'inizio del calo verticale di consensi di Berlusconi.Niente di più e niente di meno. Non fa onore all'Italia, ma è così che sono andate le cose.
E' bastato, in quel caso, un minimo di coraggio e un minimo di dignità, da parte dell' allora signora Berlusconi, per sgonfiare il consenso che volava incontrastato verso l'Investitura Finale dell'Uomo più amato dagli italiani (il 35 per cento alle europee è stato il segnale concreto che il regime berlusconiano, nonostante tutto, non era un destino ineluttabile per la Terra dei Cachi). Assolutamente significativa, all'epoca, la reazione del “Giornale”, la prima pagina con le foto di Veronica nuda a teatro, che mandava il messaggio: “sei solo un po' di pilu come le altre, siete tutte donne a disposizione, donne ingrate”.
Una vecchia concezione di stampo maschilista, per cui è solo la donna più o meno pagata e utilizzata a sporcarsi, a spogliarsi di dignità, mai l'uomo che se la prende. Funziona ancora benissimo, in questo paese, non è lecito farsi troppe illusioni al riguardo. Ma è un po' poco per reggere l'urto della realtà, cioè della giustizia e della memoria, il cui impatto vero ancora non si è visto.
Lo si vedrà solo quando si tornerà a parlare di mafia. Qui siamo ancora al talk show, quando si parla di mafia diventano tutti più seri. Magari si fossero viste pagine e pagine dei giornali in seguito alle condanne (non alle indagini) di Dell'Utri, Cuffaro, o addirittura di Andreotti. Ma il rapporto fra politica è storia antica, non è mai stato affrontato veramente, altrimenti non avremmo mai avuto Andreotti senatore a vita, e non avremmo la giunta Lombardo in Sicilia, appoggiata da chi chiede “legalità e moralità” (sono le parole del cardinale Bertone, e se c'è il Vaticano, allora ci sono proprio tutti).
Ma va bene così. Un passo alla volta. Il berlusconismo si è costruito in un quarto di secolo, mica possiamo pretendere che sparisca in pochi mesi.
Intanto si ricompattano un po' le donne, le prime ad abbandonare il Sultano dopo la storia con Noemi e il divorzio di Veronica. Siamo ben lontani da quello che sarebbe necessario per uscire dall'immagine umiliante imposta dalle TV, per ribellarsi al maschilismo compiaciuto, sfacciato, impunito, imperante, ma anche qui l'importante è cominciare.
Poi si ricrea un certo doveroso conformismo cattolico, abbastanza impalpabile come sempre, in questi decenni. Il peccato, per tutta la Chiesa italiana di base (dalle gerarchie è vano aspettarsi qualcosa di diverso, purtroppo) è, come per le donne, un peccato di omissione. Della serie: sotto l'incenso, niente. Ma anche quel minimo di pudore che emerge in questi giorni è già qualcosa.
Infine, le mitiche opposizioni ritrovano un po' di unità, visto che sulla mozione di sfiducia non sono sembrate una falange macedone. Se anche La Torre del PD chiede le elezioni anticipate, forse la lunghissima crisi di panico sta per finire.
L'Italia degli operai di Mirafiori, degli studenti in piazza, degli extracomunitari sulle gru e dei ricercatori sui tetti, l'Italia della dignità e del coraggio, è ancora praticamente priva di rappresentanza. L'unico leader degno di instaurare un dialogo con la parte sana del Paese, è, da tempo, Nichi Vendola. Farebbe uno splendido tandem con Luigi De Magistris, che speriamo prenda presto il posto di Di Pietro alla guida dell'IDV. Il segretario della FIOM Landini è un altro all'altezza della sfida dei tempi. Ma c'è sicuramente un grande serbatoio a cui attingere, perché la parte migliore della Terra dei Cachi è rimasta quasi sempre fuori dalla luce della TV, e quindi è sconosciuta, anche a se stessa.
Tutti si chiedono: adesso cosa accadrà? La risposta più probabile è: assolutamente niente, nel breve periodo, perché hanno tutti paura del voto e del vuoto. Nel medio periodo, si andrà comunque ad elezioni.
Ed è difficile uscire dall'idea che avremo Berlusconi contro Vendola, come è difficile pensare che il Caimano stavolta possa farcela. Ogni altra ipotesi, anche quelle più improbabili (arresto di Berlusconi, ritiro dalla scena politica per problemi di età e di salute, fuga ai Caraibi in stile Ben Alì) è ben gradita. Si può scommettere che non vedremo mai le dimissioni del Caimano (come ha sempre detto, uno dei pochi atti di sincerità), e quasi altrettanto sicuramente, per le stesse ragioni, che non vedremo mai un governo Tremonti o Gianni Letta o Pinco Pallino, cioè un fantascientifico governo che si potrebbe definire “degli ingrati” (dopo 17 anni di ostinata costruzione di una classe dirigente di cortigiani, un po' di riconoscenza da parte dei servi appare scontata).
Vediamo quanto ancora riescono a campare sul nulla. Undici mesi sembrano tantissimi, in questo momento.
Potrebbero già mettere fine a questa ultima tragica pagliacciata di regime per il vicino Carnevale, sarebbero in perfetta sintonia con i tempi.
Cesare Sangalli