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Passioni primarie (e comiche finali)


Finalmente. La prima buona notizia è che si è chiusa la peggiore legislatura della storia repubblicana, la numero sedici (oppure, la quinta della cosiddetta seconda repubblica).
La seconda buona notizia è che non rivedremo mai più moltissime facce che hanno imperversato in Parlamento, in Tv, sui giornali, negli anni zero (e anche prima).
Le ultime settimane del 2012 sono state intense ed esilaranti. L'intensità sta dalla parte di chi non vedeva e non vede l'ora di voltare pagina, di iniziare un profondo, radicale rinnovamento dell'Italia. E' l'Italia delle primarie, o del voto on line per Beppe Grillo, o quella che spera nel movimento arancione di Ingroia e De Magistris e molti altri.
Certo, alla fine ha prevalso la moderazione, nel centrosinistra, l'atteggiamento prudente da “usato sicuro” di Bersani contro il rinnovamento molto ipotetico (e in realtà, conservatore sui contenuti) di Renzi. Ha perso l'opzione di sinistra, per la quale facevamo il tifo. Ma Vendola c'è, eccome, e potete scommettere che ci sarà ancora quando di Renzi si saranno perse le tracce.
C'è una coalizione do centrosinistra che sembra destinata a vincere, e c'è un rinnovamento delle persone che decideremo noi a fine anno (be', meglio tardi che mai: i soliti ben informati sostenevano che non si sarebbero fatte, che non c'era tempo: e invece).
C'è una pattuglia di grillini che, nonostante il casino che stanno combinando all'interno (inevitabile, è sostanzialmente un problema di crescita) porteranno una bella ventata di aria nuova nel Palazzo.
C'è un interessantissimo movimento arancione, che è partito tardi e male (noi preferivamo Ingroia magistrato, ma tant'è), e che però potrebbe avere buone chances di passare la soglia di sbarramento del 4 per cento.
Insomma, ci sono tutte le condizioni per COMINCIARE a cambiare. Tanto il tempo è dalla nostra parte (di chi vuole cambiare a fondo, di chi non si è mai rassegnato all'andazzo degli ultimi venti anni). Non è questo il momento di essere pessimisti: era nel 2008. La conferma viene appunto dall'altro campo. Quello del centro e della destra. Più correttamente, quello della destra “moderata” e della destra dei disperati. Che sono state gemelle siamesi ancora pochi anni orsono (Monti compreso, e destre europee comprese, ha fatto bene a ricordarlo Barbara Spinelli, ora che tutti si vergognano di Berlusconi).
E' il lato comico della faccenda. Rapido sguardo sul circo equestre di Berlusconi & Co., poi passiamo a quelli che si vorrebbero seri, sobri e affidabili. Avevamo scritto che sarebbe stato antropologicamente interessante appostarsi ai gazebo del PDL per vedere la gente che si presentava a votare alle primarie. Berlusconi ci ha scippato lo spettacolo, per regalarcene uno molto più “trash”, com'è nello stile ventennale della casa.
Fughe, tradimenti, giri di valzer, scissioni, rientri, dichiarazioni di fedeltà ad oltranza, polemiche, tutti contro tutti: si salvi chi può. Sono tanti, sono troppi, è un esercito di trombati che cammina. Non hanno ancora capito che tanto agitarsi è vano: il treno della storia (con la minuscola, per carità) non passa mai due volte; e questo vale anche per la minoranza che si salverà, per quelli che rimarranno ancora un po' sulla giostra.
Perché fra cinque anni sarà ancora peggio. “Futuro” per loro è davvero una bestemmia.
E invece, paradosso involontario, è la parola più gettonata della nostra Destra inconsistente. Prendiamo “Futuro e Libertà”, prendiamo “Italia futura”, così ci spostiamo sull'altra anima della destra, quella cosiddetta “presentabile”. Fini è già agli archivi: è l'uomo che ha avuto in mano un partito criticabilissimo ma vero (il Movimento Sociale Italiano), ha avuto un'occasione d'oro per legittimarlo una volta per tutte (Tangentopoli, la fine della Prima Repubblica, vedi “Il mistero della Destra scomparsa” su questa rubrica), l'ha sprecata ignobilmente, e in dieci anni di potere prostituito ha seppellito partito, tradizione, idee, tutto. GianFranco Fini, ovvero l'ultimo segretario di Alleanza Nazionale, che pure puntava a fagocitare piano piano Forza Italia, e che adesso deve elemosinare un posticino da Montezemolo e Monti, che lo snobbano alla grande.
I due, Monti e Montezemolo, si somigliano. Non hanno la più pallida idea di cosa sia il popolo. Sono nati e moriranno nel privilegio. Monti ha almeno dalla sua una certa competenza in materia economica.
Politicamente sono due nullità totali. Non hanno una sola idea forte, non hanno un linguaggio, un sistema di valori riconosciuto, riconoscibile (il loro liberalismo fa solo ridere).
Non hanno niente da dire. Se a qualcuno non è ancora bastata la tanto attesa conferenza finale di Monti, quella della discesa in campo, provi a immaginare un suo comizio. O uno di Montezemolo.
Che cosa ci possiamo aspettare? Un'appassionata, vibrante difesa delle oligarchie? Anche in Tv sono da crollo verticale dell'audience. Il bello è che ancora non lo sanno, perché sono sistematicamente sopravvalutati, li hanno abituati a sentirsi meriti che non hanno (o molto meno di quanto vorrebbero farci credere).
Accanto a loro, il Gianni Morandi della politica, Casini, che aspetta sempre il suo turno e non capisce che anche lui ha già avuto fin troppo (una presidenza della Camera, figuriamoci).
Con tutti i vecchi democristiani impelagati con la giustizia, da Cesa a Cuffaro, chi sta dentro e chi sta fuori. E con le new entry (che fine ingloriosa): Riccardi e Olivero, che appannano così l'immagine di Sant'Egidio e delle ACLI.
Lo sanno che non vinceranno mai. Puntano al pareggio. A vivere di rendita, ancora un giro, per favore..
Figuriamoci se può avere un grande respiro la Curia di Bertone e Ratzinger (per cui l'omosessualità è una minaccia alla pace), i cattolici di Comunione e Liberazione, di Radio Maria, e già che ci siamo, di Medjugorie.
E' una malinconica Italietta legata al passato, che sta arretrando dietro le ondate dell'Italia del meticciato etnico, sessuale, culturale, sociale. Ha ancora un relativo vantaggio di posizione, perché l'Italia è vecchiotta ed è lenta a recepire il cambiamento, e anche perché l'altra Italia non ha praticamente avuto voce, negli scorsi decenni.
Ma la direzione è quella, lo si è visto benissimo negli USA, dove i repubblicani potrebbero essere condannati ad un'opposizione eterna, se rimangono il partito dei maschi bianchi anziani, benestanti e conservatori. Il futuro è femminile, colorato, non ricco, non razzista, non classista, non violento, non integralista, non sprecone, non volgare, non rincoglionito di tv stupide e di shopping compulsivo. Nonostante tutto, il futuro è già iniziato. Buon 2013 a tutti.
Cesare Sangalli